lunedì 22 febbraio 2010

Attimi di sconforto...per fortuna passeggeri


Ci sono quei momenti in cui realmente penso di essere importante, importante per qualcuno, si intende.Poi la realtà spegne la luce dell'artificiale convinzione che acceca la mia vista, mi riporta con i piedi e con il corpo nel posto in cui realmente mi trovo, che non ho mai abbandonato.Apro gli occhi e realizzo d'essere ancora in una stanzetta buia e vuota, pozzo di infinita solitudine.

Con la coda tra le gambe ritorno alla mia piccola sedia a dondolo a contemplare l'unica finestra sul cielo stellato.

A volte ci credo davvero d'essere importante, ma m'accorgo che i miei momenti di gloria sono semplici ed illusori attimi illuminati da una lampadina fulminata che, ad intermittenza, mi illude mostrandomi il palcoscenico dove si esibisce il mio disperato e totalmente incolmo bisogno d'amore.

Sola, completamente sola nel silenzio di parole dipinte sui muri bianchi della mia prigione.

Forse non ci sarà mai nessuno che calerà una corda giù per l'unica finestra per prendermi e portarmi dove il calore del sole possa illuminarmi nel ruolo di attrice protagonista.

Forse avrò solo attimi di finta gloria, rimasugli per una carcerata che vale meno di una moneta di legno gettata per strada...


Un bacio dalla profondità del baratro in cui sono scivolata

Marì

mercoledì 17 febbraio 2010

Ain't no sunshine when she's gone...

Manca il sole da quando se n'è andata
Non fa più caldo da quando lei è via
Manca il sole da quando se n'è andata
E tutte le volte che se ne va, sta via troppo a lungo
Mi chiedo dove sia andata stavolta
Mi chiedo se se ne sia andata per sempre

Bellissima =)

lunedì 15 febbraio 2010

Cielo


Non sono una stella senza cielo,ma un cielo senza stelle.Immensamente nera.Il mio freddo vi osserva e avvolge i biechi istinti umani, nella continua caccia del cocchio alato di Apollo...

venerdì 12 febbraio 2010

Felicità, pensieri di una bimba che si rifiuta di crescere


E se per caso mi fermassi un momento e pensassi:Ma io sono felice?Dato che il concetto della felicità, insieme a quello dell'amore è uno dei più largamente dibattuti questo ci fa rendere conto di quanto sia labile ed indefinito.
Non c'è una formula per definire la felicità per questo l'uomo le da un peso così grande ed ha sempre la sensazione di non riuscire mai a catturarla veramente.Quindi eccomi qui a pensare cosa significhi per me la felicità, Shopenauer direbbe che vi sono solo attimi di felicità intervallati dalla noia e dal dolore...Troppo pessimistico.
Io so che esistono questi momenti, frammenti di tempo intrappolati tra una parola e l'altra, che le distanziano talmente tanto da farti scordare come si usano.E rimani così senza niente da dire, ma con il "tutto" nell'anima.Gli occhi rimangono accecati da questa inesplicabile emozione, mentre il cervello comincia a perdersi tra i meandri di colore.
Quello che rimane di queste scosse è solo il pallido calore di un sorriso interno,e qualche farfalla che non smettere di battere le ali quando il ricordo di esse risale in superficie da sotto i pesanti pensieri ordinari.
Avverti che un nuovo mondo sta nascendo dal calore che scalda lo stomaco attraverso una fonte inconoscibile.Mi sento così quando un nuovo pezzo viene partorito dalla mia mente, e quando...Beh qui non si può dire, ma credo che possiate capire.
Sono banalità, parole già sentite, trite e ritrite, ma da un'emozione particolare avvertirne la consapevolezza, mentre si prova uno stato d'animo simile.
Sono attimi fuggenti, fulminei , repentini, incatturabili, che restano sospesi come bolle di sapone nella solita aria di finta serenità che respiriamo, e molto lontani dal ghiacciato mare del dolore.
Siamo sempre sospesi in questa realtà:Con i piedi sul bagnoasciuga dell'oceano di dolore che rischia l'alta marea senza seguire le fasi lunari; la testa fra le nuvole delle idee galleggianti sulla serenità che quando incominciano a rovesciare la pioggia di buone intenzioni e incontrano gli occhi aperti in quella direzione formano le bolle di sapone della felicità così leggera e fragile da volare via con il primo alito caldo della malinconia.
Amore è riuscire ad avere il complice sguardo sullo stesso mondo incantato e con una boccetta di sapone liquido cominciare a creare nuove bolle di sapone, sembrano piccoli arcobaleni fatti della sostanza dei sogni:ecco lo scenario della mia vita molto più colorato e infantile.Infantile come me.
Ancora bimba scavo l'orizzonte con lo sguardo strabico, appoggiata su di una scogliera a strapiombo sul mondo della mia fantasia.


Uno sguardo sognante da quassù

Marì

giovedì 4 febbraio 2010

Il fiume(27-12-09)


Durante quelle giornate di un giugno soffocante, la scuola era finita e mi ritrovavo ogni mattina con la ruvida sensazione della roccia sotto i piedi. Alcuni schizzi freddi del fiume inumidivano le mie guance paffute mentre, con un legnetto senz’anima, scioglievo le immagini dei miei ricordi che scorrevano veloci insieme all’acqua cristallina. Le mie trecce color mogano risuonavano alla brezza leggera che mi portavano da lontano le voci di Rosalie, mia sorella, e dei bambini con cui giocava. Un tappeto d’erba verdissima li incorniciava in un quadretto che sapeva d’antico, Rose praticamente identica a me, lasciava i suoi capelli color platino disordinati sul corpo esile.
-kate!- volevano che giocassi con loro, ma il fiume sentiva sempre la mia mancanza quando l’abbandonavo.
Così ogni mattina nel vestitino di lino bianco che la mamma aveva rammendato per me, ascoltavo la voce del fiume che , insieme a quella del vento sembrava suonare la musica che ascoltava sempre mio papà di un certo Debussy. Mi innamoravo delle figure in fuga continua tra un masso e l’altro che il fiume, bonario com’era, mi mostrava. Erano le mie speranze da bambina trasfigurate in realtà del futuro e io sorridevo nell’immaginarmi a nuotare nelle sue acque e fondermi con esso per assaporarne il gusto e farmi travolgere dall’onda di vita che solo lui avrebbe saputo regalarmi.
Alla fine l’amore così grande mi prese fra le mani e mi abbracciò nel nostro restare eternamente insieme.



Quella mattina mi svegliai pesante, la maglietta appiccicata all’addome e un senso di vuoto penetrante. Mi alzai tentoni dal letto cercando di non farmi del male con gli oggetti stranamente disposti nella casetta che mi sembrava diversa da sempre. Alla fine dell’impresa avvertii la sensazione fresca e viscida della ceramica del lavandino.
Quando attivai l’interruttore della luce, un terrore improbabile fece palpitare il mio cuore in maniera disumana. Una sconosciuta allo specchio imitava le espressioni che dovevano essere dipinte sul mio volto. Tastai il groviglio di capelli biondi cercando disperatamente invano le miei trecce mogano solitamente infiocchettate con nastri di seta bianca. Indagai inorridita le curve di un corpo troppo cresciuto per una sola notte di sonno.
Quella ragazza sarà stata sulla ventina, ed io avevo appena nove anni.
In preda al panico corsi fuori dalla baita di legno inciampando sui mobili di cui non ricordavo l’esistenza, poi la luce riflessa sul prato verdissimo, inondò la mia vista per un attimo angosciata nella ricerca della roccia a me famigliare.
Eccola.
Ero fremente dall’idea di cosa avrei visto una volta affacciata sul fiume.
-buongiorno Rosalie-finalmente trovai quello che stavo cercando, la voce di Kate che mi calmò con i suoi soliti racconti.

Parlarono, si ritrovarono, come sempre dai dieci anni dalla morte di Kate.

Maria Cozzupoli