lunedì 28 marzo 2011

Le parole perdute.


Cari amici,
Saltando da una pagina all'altra di questi aspiranti scrittori in erba mi sono resa conto di questo: noi tutti abbiamo un limite nell'usare le parole, nel senso che il nostro vocabolario si limita a un numero di parole che utilizziamo in maniera quasi OSSESSIVA per tutto, in tutte le occasioni.
Ognuno ha i suoi termini preferiti, l'unica discriminante è la insopportabile banalità.
E la cosa più esecrabile, per me, è che rivedo le mie parole preferite in mano ad altri, e mi sento così mediocre da volermi buttare da qualche parte e aspettare finché la crisi di nervi sia passata!
Non so se avvertite una certa noncuranza del lessico, è fatto su misura per questo post.
E' come se tutti 'sti benedetti aspiranti senza arte né parte (ok se incomincio con i detti è grave) avessero letto chessò qualche poesia di Neruda, l'itera Opera Magna di Moccia, il corredo romantico di Fabio Volo, e ora che sanno due parole obsolete le sbandierano fieri.
E io mi ci metto in mezzo (a parte le originali letture, che lascio ai bimbiminkia, grazie).
Ecco che il mio nuovo progetto, che non ho mai citato qui, si rende sempre più indispensabile, è impensabile che parole come "ineluttabile"; "inesorabile" ;"ineasauribile" ;"incancellabile" siano le uniche quattro usate dai nuovi brillanti poeti. Okay suonano bene, ma adesso basta, state rendendo parole cariche di lirismo, delle parole di uso comune, talmente esauste di essere scritte che lasciano una piccola parte di sé in ogni frase. Sono così comuni da essere nel volgo alla stregua di casa, fatto, matto.
Basta e me lo dico da sola, sei stucchevole e banale Marì, finiscila con le poesie!
Okay dopo essermi strigliata per bene, posso dichiarare il mio progetto.
Vi allego l'articolo da cui è partita la mia idea:

http://www.corriere.it/cultura/09_ottobre_14/paolo_foschini_le_parole_da_salvare_0fd63afa-b883-11de-9ba8-00144f02aabc.shtml

Vi sono 2. 900 (poiché quell'articolo è datato) termini che stanno scomparendo, e il mio progetto è quello di scrivere un romanzo che le contenga tutte, con relative note, e in un contesto che sia consono al significato preciso di ognuna.
Mi metto al lavoro, e d'ora in avanti curerò con minuziosa attenzione l'utilizzo delle parole.

Ciao
XOX
Marì

domenica 27 marzo 2011

Le persone sono come i quadri degli impressionisti: se le guardi da troppo vicino, non capirai mai come sono fatte davvero.


La mi scrittura egotistica(N.d.A da egotismo) è giunta al capolinea, o forse sta solo facendo una breve sosta. E' solo che sto attraversando una fase in cui avverto forte dentro di me un cambiamento. Spero sia un passo avanti, dopo tutto.
Sono una di quelle persone che ha bisogno di stare ore, giorni e settimane a pensare; pensare e far germogliare idee finché non diventano così grandi da fagocitarmi e, per esorcizzarle, ho bisogno di scriverle da qualche parte. Ingigantisco tutto, e vivo, VIVO tutto quello che mi attraversa, non sono né equilibrata né misurata nei miei gesti. E va bene così.
Va be' quello che volevo dire non era questo, ma che sto cambiando prospettiva su molte cose, esperienze e persone. Razionalizzando tutto sembra molto più facile ridimensionare i sentimenti e gli eventi, per poi disporli in comodi barattoli da mensola. Sai con la loro etichetta scritta in bella grafia, in ordine per dimensione.
E' bello, rassicurante farsi tutti questi ragionamenti, arrivare a conclusioni giuste (o quanto meno logiche) e poi il mostro che c'è dentro di me, mentre dormo sogghignando spacca tutti i barattoli, pasticcia le etichette e si prende gioco del mio raziocinio che per arrivare fin lì si era spremuto come mai prima.
Ma vaffanculo, mi viene da dire.
Come quando dico "No, ma è molto meglio che le cose siano andate così, adesso che sono arrivata a queste conclusioni" c'è il cervello così fiero di sé, ma qualcosa dentro come carta vetrata si truscia sulle pareti del mio stomaco e del mio cuore e mi dice "povera illusa". Niente non ci posso fare nulla, la mia mente non ne può nulla, nonostante tutto resto qui.
Resto qui con il mio cuore spezzato.
E basta.
Sorrisi sforzati.
Schegge che si conficcano come proiettili nel mio sterno quando vedo il suo sorriso a mezza luna solcare la linea orizzontale del mio sguardo.
Rossori imbarazzanti che mi fanno perdere il filo del mio dialogo interiore, quando la sua voce dice le parole più stupide (con tutto il rispetto, era per dire).
Così dolcemente sospesa da poterlo fissare mentre non mi degna di uno sguardo o di una parola, impegnato nelle operazioni della sua vita. Quella sospensione è così soave che potrei restare immobile per sempre, con il fiato mozzato, e una felicità lieve.
Questo patetico pensare a cosa sia meglio per lui, e non rendersi conto della sua indifferenza.
Mi sono persa di nuovo in pensieri enormi, che mi fanno sembrare piccola, e non mi permettono di guardare nello specchio per ritrovare, ancora una volta, me stessa.

Marie