giovedì 21 aprile 2011

Marina



Marina era una giovane donna con lunghi capelli mossi castano ramato, il viso tondo e un naso sottile lentigginoso che mi faceva impazzire. Un paio di occhi nocciola leggermente a mandorla, che quando mi guardava rabbiosa sembrava che s'infuocassero: avevano un magnetismo tutto particolare, infiltrante. Non riuscivo a starle lontano per più di mezz'ora: dipendente dai suoi discorsi di una sagace spttogliezza, che avevano l'abilità di non lasciarmi quando lei mi lasciava ... Perché parlare di Marina? Perché Marina era tutto. Era quella che si poteva definire una donna complessa. Nervosa e sempre con teorie nuove sulla realtà.
Il nostro era un rapporto fragile, avevo paura di avvicinarmi troppo e frantumare quello che c'era. Avevo paura persino di toccarla. Vedevo nei suoi occhi quelle contradditorietà tipiche degli uomini di grande intelligenza e per questo più volubili...e per questo sfuggenti, incredibili, imprevedibili e bellissimi.
Marina è arrivata alla locanda Josephine quando ancora non sapevo nulla sul mio passato, lei con la sua veemenza ha sradicato tutte le mie convinzioni e mi ha mostrato la verità su di me. Come fare a non amare un essere così?
Leggera eppure terribile a volte nella sua freddezza . Come fare a descrivere le emozioni e i limiti che poneva con tutti, anche con me, nonostante fossi sicuro del suo sentimento.
Se è vero che ci innamoriamo delle persone perché ci mostrano le nostre mancanze, allora è così che sono caduto nella sua vita, tra le sue parole, e non mi sono più rialzato. Semplicemente perché sono diventato il suo personaggio preferito e lei la mia narratrice preferita.
Marina è vita, Marina è parole, pensieri, storie.
Marina è mia.

Martin.