lunedì 20 giugno 2011

La penosissima banalità dell'essere... NOIA


Saltello qua e là tra i blog, tra le parole e frasi di scrittori sconosciuti, e per niente emergenti, direi scrittori che sono sulla mia stessa barca... E non riesco a capire perchè quasti amanti del verbo si stiano affezionando al nonsense, chepoi no è proprio nonsense, ma è quella scrittura surrealistica, quasi metafisica. Si mi viene da dire metafisica, in relazione al sentimento artistico che mi suscita: penso a Dechirico e alle sue tinte uniformi e sature, alla prospettiva perfetta, e alle figure geometriche che non sbagliano un angolo. Sono così i nuovi scritti: piatti, lineari, e per questo lontani dalla tanto ricercata verosimiglianza. Ma ragazzi: dire "lui ha aperto la porta blu, sono entrata e la stanza era blu, i mobili, le sedie il letto. Tutto era blu", non è una descrizione, è un modo per dire: "ok devo inventarmi qualche particolare e lo butto lì, non ne ho voglia, ma lo faccio perché devo aver letto da qualche parte che funziona così la narrazione."
Le scritture imprecise, che danno quella sensazione di realtà approssimativa e appannata. Non è bella, non va bene, non può essere lo sfondo di un romanzo. Massimo, massimo lo sfondo di un racconto psicologico!
Eh basta! Vi prego... Mi sento male a leggere queste cose. Anche io sto passando un momento di scarsa produttività, ma invece che scrivere banalità dissacranti, mi limito a tacere e leggere più che posso, nella speranza, e nella fiducia di ritrovare la scintilla che fa brillare il mio spleen...

A presto
Marì