lunedì 7 ottobre 2013

La verità categorica

 Diffida sempre da chi dice di avere in mano la verità assoluta, io credo che la realtà sia troppo complessa per poterla etichettare e vendere a buon prezzo. Io credo che vi siano molteplici punti di vista e la verità non esista affatto. Esitono i pensieri, le mode, le filosofie etc etc. Non si può ridurre tutto ad un pensiero unico. E' da cretini, è come ridurre la relatà ad un film che si è appena visto! Diffida da chi ti vuole indottrinare e invece impara un po' da tutti i punti di vista! Informati, per l'amor del cielo, non fidarti MAI di una sola versione dei fatti e vivi seguengo le TUE  scelte, non farti manipolare, determina te stesso come individuo, tutto il resto...che si fotta!
Marì

martedì 1 ottobre 2013

Lincoln vs Django



Recensioni
Lincoln (Steven Spielberg) 
Django Unchained (Quentin Tatantino)













Entrambi i film presi in questione sono esempio di una magistrale regia di due colossi del cinema americano: Steven Spielberg e Quentin Tarantino, e hanno entrambi per soggetto il problema dello schiavismo negli Stati Uniti durante gli anni della guerra di Secessione.
Django, ha in verità inizio poco prima della guerra, infatti è ambientato nel 1858, in Texas. Django Freeman, nomen omen, viene liberato dalla sua condizione di schiavitù ad inizio pellicola dal carismatico Dr. King Schultz, un cacciatore di taglie tedesco che gli propone la libertà in cambio del suo aiuto per riconoscere i membri della famiglia Brittle, su cui ricade una taglia molto pesante. I due si trovano molto in sintonia nell’eseguire il compito di giustizieri quindi Schultz propone a Django di lavorare con lui durante l’inverno e poi con il ritorno della primavera sarebbe stato libero. In questi spezzoni emerge che la moglie di Django, Brhumilda, è stata venduta ad un certo Calvin Candie, un possidente del Mississippi e Schultz, avendo ormai instaurato un rapporto di amicizia con Django, decide di aiutarlo con astuzia a liberarla.
Il film di Tarantino, è un omaggio al Western all’italiana. Quello di Sergio Leone, che viene citato a fine pellicola con l’esplosione della casa di Mr. Candie, come avviene ne Il buono, il brutto e il cattivo. Utilizza il genere Western per parlare di un tema molto delicato per la cultura americana, ovvero la schiavitù. Il film è un esempio di cinema post moderno, molto citazionistico, in cui le citazioni però sono mirate ad espandere e approfondire il significato del film: per esempio viene citato Via col vento, nella scena in cui Django finalmente può riabbracciare sua moglie, riferimento significativo, in quanto il capolavoro citato sia il simbolo della guerra di Secessione americana vista con lo sguardo dei sudisti; e poi Arancia Meccanica, in corrispondenza nella cruda scena di violenza che esemplifica il punto di vista dell’autore sullo schiavismo. Secondo, lui, come sottolineato dalle immagini, gli schiavi nei venivano trattati come bestie senza intelletto, e venivano dati in pasto ad altri animali se osavano sgarrare alle regole del padrone. La scena in questione, si colloca durante il viaggio verso casa di Mr. Candie qui, la carovana viene fermata dai collaboratori bianchi di Mr Candie che lo avvisano che uno schiavo nero aveva tentato di fuggire e in quel momento l’avevano individuato appostato su di un albero e impaurito. Mr. Candie ordina ai suo collaboratori di ucciderlo. Qui si ha l’esatta scena di Arancia meccanica, in cui in questo caso una donna, lascia scivolare un martello dalle spalle a terra. Però non verrà picchiato, andrà peggio per lui perché sarà dato in pasto ai cani. Poco dopo, si avranno le immagini di un turbato Schultz, che ripensa alla brutalità che è stata inflitta al povero schiavo e in sottofondo si ha Per Elisa, altro riferimento ad Arancia Meccanica, e alla cura della violenza con la musica classica. Il punto di vista di Tarantino sullo schiavismo e più in generale sul razzismo, è fortemente delineato in questo film in cui il magistrale Leonardo di Caprio, Mr. Candie, interpreta il ruolo di ignorante possidente del sud, che in una serie di comiche gaffe mostra la sua pochezza e la sua scarsa cultura, ad esempio si dice francofilo ma non parla il francese e si irrita se le persone attorno a lui lo fanno, contrapposta invece alla mente affilata di Mr. Schultz, e verso la fine del film, viene mostrato come colui che tiene realmente in mano le redini del podere si Mr Candie è il suo schiavo/concierge Stephen, più razzista verso Django “Il negro libero” dei bianchi.
Il razzismo viene ridicolizzato ancora in maniera più evidente nella scena in cui la famiglia ricchissima che ospitava i Brittle, sentendosi oltraggiati poiché un nero aveva ucciso un bianco, si organizzano per restituire il favore incappucciati come i membri del successivo KKK, qui si mostra come questi siano impacciati e ridicoli travestiti in quel modo e che sia solo la compensa di denaro a spingere quel gesto contro Django e Schultz.
Vi sono diverse mitologie che si intrecciano nel film di Tarantino, e queste unite ad evidenti anacronismi, vedi ad esempio l’uso delle lenti polarizzate dei protagonisti, arrivate in America solo nel Novecento; suggeriscono una rappresentazione della società contemporanea attraverso il racconto di eventi fondamentali per la cultura americana. Tarantino ci mostra una società ancora razzista, retrograda, in cui è solo l’uso dell’intelletto e dell’astuzia di pochi, che permette al protagonista di ottenere la sua agognata libertà, che rappresenta la libertà dell’uomo dalla mentalità americana. Inoltre è rimarcato come sia il denaro l’unico vero motore e agente di quella realtà, e di tutte le realtà. I corpi umani degli schiavi o quelli su cui cade una taglia sono trattati come oggetti economici, viene molto sottolineato il prezzo di questi uomini, unico elemento che desta l’attenzione di Mr Candie.
Lincoln invece è ambientato a cavallo tra il 1864 e il 1865, durante le ultime vicende della guerra di secessione e la lotta del presidente Lincoln per far approvare il tredicesimo emendamento che avrebbe segnato l’abolizione dello schiavismo negli Stati Uniti. Per farlo Lincoln, per lo spettatore mito intramontabile, fa utilizzo di tutti i mezzi disponibili, in più dei casi occorre all’uso della corruzione, o della persuasione. Vediamo la figura di Lincoln, come uno dei nostri politici contemporanei, disposto a scendere a compromessi con i propri ideali per ottenere uno scopo più grande. Il suo ideale, però, nel suo intimo è saldo e genuino e infatti egli stesso afferma che il valore fondamentale sia l’eguaglianza, facendo una metafora con il postulato di Euclide che afferma che se due elementi sono uguali a un altro elemento sono tra di loro equivalenti, per lui questo principio può e deve essere applicato anche agli essere umani.
Una figura da irriducibile sostenitore dell’uguaglianza tra le razze, è interpretata da Tommy Lee Jones, nel personaggio di Stevens. In questo ambiente di razzisti e con la mentalità tipica del 1860, lui sembra l’unico dotato di senno, l’unico che si indigna quando gli altri personaggi parlano dei neri come se fossero degli animali, e si scandalizzano all’idea dell’estensione al voto a questa parte della popolazione americana. Il ritratto che fa Spielberg del partito democratico contro il tredicesimo emendamento, è agghiacciante per lo spettatore contemporaneo che vive in una realtà molto diversa, almeno in apparenza. Qui i deputati democratici sostengono con forza che il popolo nero è inferiore e far approvare tale emendamento sarebbe come insultare la creazione di Dio mettendo sullo stesso piano bianchi e neri. Spielberg restituisce l’immagine di una società reazionaria e ancora profondamente radicata nella cultura cattolica, e ci fornisce un giudizio molto pesante, una critica agli Stati Uniti d’America i cui deputati hanno avuto il bisogno di essere corrotti per far approvare una legge che restituisse almeno una parvenza di giustizia e libertà.
Nei due film si ha un’attenta analisi della cultura statunitense, dalle origini a quella contemporanea, ma mentre in Django, si mostra chiaramente e in presa diretta ciò che i bianchi facevano subire ai neri a causa della loro presunta superiorità, e le immagini scuotono la coscienza dello spettatore che non può non inorridire a quanto può essere brutale e bestiale un uomo; in Lincoln la guerra per i diritti, viene solo intravista attraverso raccapriccianti scene di braccia mozzate e corpi martoriati all’inizio e nei frammenti finali della pellicola. Lo sgomento che lo spettatore prova viene suscitato dalle idee più che dalle azioni concrete, dall’udire quanto sembrasse perfettamente razionale all’epoca parlare di un essere umano come se fosse una bestia, e come se fosse inconcepibile donargli ciò che gli appartiene di diritto, ovvero la sua vita. Questo propone un’ulteriore riflessione sulla relatività del giudizio che è contingente al periodo storico e causata culturalmente. Oltre al fatto che ci si rende conto come un partito che oggi ha al suo comando un presidente nero, e sembra essere il portatore dei diritti civili e imprescindibili dell’uomo, un tempo ne fosse il suo acerrimo nemico.
Entrambi i film sono una denuncia al razzismo, l’uno lo fa con la forza delle immagini e dell’ironia, e l’altro invece colpisce lo spettatore con il pensiero che è capace di spingersi nella profondità della riflessione.
Entrambi, sono un riflesso della nostra società, Lincoln asserisce che la politica è compromesso per definizione, e che anche per i fini più alti c’è bisogno di scendere a compromessi e di corrompere i più deboli; Django invece dipinge una società ancora razzista e ignorante in cui il vero motore delle cose è il denaro, lo è sempre stato e lo sarà sempre.

Maria Cozzupoli