Ogni volta mi autoflagello. Cerco di analizzarmi come se fossi un vetrino al microscopio, per trovare la falla. Per trovare il corpo estraneo: ecco, vedi, lo avevamo detto che anche questa volta ti eri innamorata per via del tuo passato.
Sempre a fare psicologia più o meno spiccia su di me.
Eppure no. Ho le prove. Ti ho amato prima ancora che mi ricordassi il mio passato. Ti ho amato quando non sapevo nemmeno chi fossi, nel dettaglio. Ricordo che ti ho visto e ho pensato. Oddio. Qua ci si fa male. Così senza un motivo.
Anche senza conoscerti, ogni volta che ti vedevo entravo in una connessione sovrannaturale, ti sognavo, andavo in loop, pensavo a te in modo incontrollato.
Senza un motivo, non avevi risvegliato nessun passato allora. E quindi come me lo spiegate, psicologini della domenica?!
Persino la mia stessa psicologa voleva ridurti ad un eco scontato. Ma non è così.
Sono stufa di sti paragoni che non reggono. Certo poi ti ho conosciuto sempre di più, e sempre di più vedevo assonanza con il passato, è chiaro. Ma nei fatti, non mi hai mai ferita come mi hanno ferita loro. Non hai mai inserito le tue dita nella carne straziata. Non mi hai mai usata.
Non hai mai violato il rispetto, non hai mai fatto male con la volontà di farlo, né approfittato della mia debolezza per farti forte.
Non sei quella roba lì. Ti descrivono in modi completamente erronei, basati su generalizzazioni, luoghi comuni e sul tuo silenzio che mai contraddice o si interessa. Nessuno ti ha mai visto. Io credo di averti visto molto chiaramente. Sebbene il tuo silenzio colpisca anche le mie descrizioni.
Questo tuo non vederti ma essere ossessionati da te è ciò che più mi confonde, perché nel tuo silenzio devo stare ferma nei miei ricordi per non essere trascinata in quelle spirali.
Eppure se sto ferma e chiudo gli occhi ti vedo.
Vedo un uomo gentile. Vedo tutt'altro. Non vedo freddezza, o leggerezza o irresponsabilità. Vedo un cuore enorme, che si gira di lato per non soccombere. Un cuore che evita il male, ma non fa mosse per ferire.
Sento un amore immenso che non sa come uscire.
E sento anche, si, una volontà di non espressione, che non è incapacità, anzi. È solo scelta deliberata.
Non posso raggiungerti se non vuoi essere raggiunto, e non voglio nemmeno farlo.
Sono solo stanca di essere sempre psicanalizzata e che quando dico che niente è stato come te mi si riduca a bimbetta traumatizzata o a una delle tante vittime di un fascino misterioso.
Posso amare e basta, senza che mi si dia una sentenza?