giovedì 8 aprile 2010

Pensieri di viaggio


Ha ragione il mio amico Federico, viaggiare apre canali di emozioni inusuali.
Sono le 10.47 ,mi rendo conto che all'arrivo del treno mancano una ventina di minuti e me ne rallegro.La maggioranza della popolazione, quando scopre di dover attendere per più di 10 minuti un appuntamento, si innervosisce e s'affretta a cercare una maniera per ammazzare il tempo.
Ecco che quest'evento casuale mi fa affacciare ad una nuova riflessione.
La parte che preferisco degli incontri o degli appuntamenti di qualsiasi genere è l'attesa.Arrivo sempre 10 minuti in anticipo, non lo faccio consciamente, ma credo di aver bisogno del mio tempo per abituarmi all'idea che sto per vedere quella persona, o fare quella cosa.Quindi mi siedo, ascolto la musica, osservo il mondo in mutamento e mi perdo nelle mie considerazioni.Questo è il mio spazio di solitudine se pur in comunione con il resto del mondo.
Infatti quando arrivo in ritardo, o trovo la persone che dovrei incontrare lì ad aspettarmi, mi turba, quasi mi toglie l'aria.
Spendo tantissimo tempo di distaccamento da me, è un modo per calmare la mia natura sempre in movimento, con i pensieri così veloci che risulta quasi sempre impossibile contrastare, caratteristica che mi provoca sempre un senso d'ansia latente.
Il fattore interessante è questo:dalla semplice constatazione di un lato del mio carattere, parte un flash-back che vede me a 4 anni.Eccomi lì seduta sulle gradinate della scuola materna con le calze di cotone bianco e una gonna di velluto.Mio zio tardava sempre quando doveva recuperarmi.Io stavo lì buonina, con la calma estranea ad un corpicino di quell'età , immersa per minuti ad osservare le gambe affrettate che scorrazzavano da una parte all'altra:tutti avevano qualcosa da fare, un posto dove andare.Mi sfioravano quasi, ma ero invisibile ai loro occhi, dimensione ideale per me.Da sola eppure insieme a loro.Sensazione strana , difficile da spiegare.
Preferisco l'osservazione, la contemplazione all'azione(anche s epoi quello che mi da il meteriale per scrivere sono le emozioni derivanti le azioni).Credo che sia comune tra gli scrittori.
Questa è una tendenza che si riflette anche sui viaggi .Preferisco il tragitto che si compie, al fine per il quale sono partita.
Salto in groppa al mezzo di locomozione che si occuperà del mio viaggio psico-fisico,dal quale non vorrei mai scendere.
Provo un senso di nostalgia per la realtà che si crea dentro ad un abitacolo di una automobile, al vagone del treno,al sedile di un pullman, aereo o traghetto.Quella è una realtà che mi distacca da me stessa e nello stesso tempo mi pone al centro del mondo...L'eden...

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