venerdì 24 luglio 2009

otto giorni


Correva, le lacrime le si asciugarono sul viso. Con lo sguardo basso a terra vedeva l’erba verdissima scivolarle sotto i piedi,sentiva solo il respiro affannoso e il vento contro le orecchie. Alzò lo sguardo e le si spiegò di fronte un paesaggio quasi paradisiaco.
Si fermò osservando il trionfo di colori e odori, l’udito la portava a lontane voci di bambini. Via di nuovo, col cuore in gola, avvertì la fresca sensazione della battigia sotto i piedi; il rosso porpora del tramonto la avvolgeva, e si fece travolgere dalla malinconica emozione della fine di un giorno. Lo scenario era cambiato. In riva al mare con i leggeri schizzi marini e il vento che le scompigliava i capelli, cominciò di nuovo la sua corsa disperata e liberatoria, intorno il buio cominciava a circondare la sua vista.
Poi un forza estranea si oppose alla sua corsa. Solo un forte frastuono.
Avvertì una umida e fredda parete spingere contro la sua guancia, sentì pesare il lento precipitare della pioggia sulle palpebre e il dolciastro sapore di sangue misto a lacrime pervase il palato, come in un micidiale rallenty sentì le sue dita percorre le linee di un taglio profondo sulla tempia.
Un secondo dopo l’atro, come in un sogno tornava invece alla realtà, accecata dal dolore; assestò una fitta più forte la fitta al cuore inflitta dalla realtà che prendeva forma:a stento dopo essersi tirata su, incominciò a disegnare con lo sguardo i contorni ancora sfocati di un luogo che aveva vissuto insieme a lei…
Incosciente era corsa di nuovo lì, il cuore batteva forte contro la cassa toracica.
Il suo corpo veniva sollevato da una forza sconosciuta,si aggrappò istintivamente,mentre il capo le ricadeva sulla spalla del padre, il buio avvolgeva lo scorrere delle lacrime, l’udito scandiva il battito del suo cuore ,sempre più flebile…Silenzio…
Il padre ripose il corpo apparentemente esanime sul letto ,il pugnodella sua bambina stringeva forte un pezzo di carta stropicciato, una pagina strappata del suo diario, lesse e cominciò a piangere lacrime di amori sepolti sotto polvere di una pesante quotidianità…


Notte del 18 agosto 2007

correva a braccia aperte nella brezza notturna,provando una fitta ad ogni passo nelle piante dei piedi,le lacrime cominciavano a bagnarle gli occhi per il vento penetrante sul viso,sentiva solo il rumore del suo respiro dentro avvertiva l’ esplodere di una colorata sensazione di gioia intensa, rideva costellata come il cielo sopra di lei.

La luna disegnava figure frastagliate sulla superficie marina,lo sguardo di lui saltava da una stella all’altra cercando di capire il mistero di antiche costellazioni di antiche divinità che si susseguivano in un scintillio incessante. Quando la sua attenzione venne catturata da una figura che si muoveva scomposta tra le ali del mare, come in un urlo muto vedeva la libertà personificata in un essere goffo e grazioso al tempo stesso. Vide rovinare a terra quel concetto ideale, scattò verso l’oggetto del suo interesse, definendo ogni istante di più i particolari:era una semplice ragazza, ora si stava tenendo la caviglia ferita,intorno una pozza violacea tingeva le piccole pietruzze rendendo più nero lo sfondo marino.

D’improvviso avvertì come una grossa mano trattenerle la caviglia,ruzzolò a terra sentendo una fiammata di bruciore. Guardò verso il basso e s’accorse di essere inciampata su un ramo. Udì come un rumore di pietre discoste e scorse una figura corrergli incontro.
-Ciao!Ti sei fatta male?Hai fatto un volo!-

Con la voce incrinata dal dolore rispose –Ahi! Si abbastanza,non stare fermo impalato,dammi una mano!Io sono Eva-Disse così mentre i profondi occhi nocciola si riempivamo di lacrime.

Marco intravide nella penombra un bagliore negli occhi di lei, sentì qualcosa rigirarsi nello stomaco, e un impulso più forte di lui lo spinse ad afferrare quel corpo fragile.

Detta l’ultima frase non udì più nulla, sentì solo la sua testa cadere ciondoloni sulla spalla di quel ragazzo misterioso.

Il sangue scorreva copioso dalla profonda ferita, e improvvisato infermiere, curò il taglio e si rannicchiò ai piedi del letto osservando la nuova creatura entrata nella sua vita, i capelli color miele cadevano sul risvolto della coperta osservava le linee del suo volto,e sentiva una sensazione di felicità incominciare ad espandersi dalle dita fino al viso.

Bastò quella sera, un amore folle prese i due giovani, gli occhi color oltreoceano di lui risplendevano di luce propria, correvano fondendosi nel sapore dalla libertà di amare, 8 giorni:il primo si conobbero, il secondo si baciarono, il terzo videro nascere l’alba, il quarto corsero fino a perdere il fiato e ogni punto di riferimento, il quinto si amarono, il sesto si amarono, parlarono risero e piansero sembrava un sogno: sapevano tutto l’uno dell’altra, il settimo fecero una pazzia e presero il paracadute trainato dal motoscafo, il vento fortissimo comprimeva i loro corpi che dalla riva sembravano uno, Marco strinse forte le sue braccia alla vita di lei;lei si volto ridendo, con la felicità nel cuore e l’adrenalina nelle vene dipinse nella sua mente quell’attimo e quel profumo di fresco misto a libertà- Ti amo!- le urlò lui, con gli occhi che luccicavano per il vento e l’emozione. Lei si voltò contenta stringendosi al suo Marco. Notte tra il settimo e l’ottavo giorno: chiusi in una stanza che sapeva di salsedine , sdraiati sopra ad un lenzuolo azzurro, alle pareti, reti verdi e stelle marine affisse sul legno consunto .Si amarono più volte, poi dormirono, all’alba lo sguardo sognante di lei disegnava il suo volto,si avvicinò e sussurrò -ti amo- e si alzò per godersi l’alba sulla cresta del mare,lui si volse e sorrise .Aveva sentito tutto.Quel pomeriggio,lui prese la moto per una commissione,ma non fece più ritorno.


Dalle pagine del diario di Eva, accartocciate nel suo pugno chiuso, trovate dal padre il 18 marzo 2009.


“Osservo il volo delle rondini
Si poggiano sul mare di sensazioni
E allargano cerchi di silenzio
Che nell’anima pace infondono
E nel cuore tempesta agitano
Le grida del silenzio mi incutono
Un terrore celato e nascosto
Un palpitante fremito d’azione
Dietro ad una maschera limpida
L’anima canta sulle urla del cuore

E capii d’amarti dal vento
Distrugge ma da forza di costruire
Ti amai come il sole che da lungi
Mi osserva,illumina e scalda
Mi fusi in te come gabbiano
Nella purpurea malinconia della sera
E capii di amarti nel sogno
Di fragranti risate puerili
Come il profumo che’l passato rimembra
E ti coglie nel colpevole giorno
Ricordando il buio del cuore
E capii di amarti dall’immagine
Della libertà del mio amore
E del tuo corpo che è svanito
Un palpitare d’ali di farfalla
Il tuo seguito è magia e vita
Rumore di un battito di ciglia
E capii di amarti da sola
Udendo il pesante tonfo di gocce
Dalle finestre sulla realtà
Alle camere della dimenticanza
E capii d’amarti dal suono
Del suo sorriso sulla mia pelle
Se continuerò a vagare per valli
Se volerò su posti che parlano
Di te e di me
Semmai ti arriverà il mio pensiero
Sappi che ti aspetterò e ti
Incontrerò alla brezza della sera

...Marco continui ad essere l’unica musa
Ancor mi manchi come fiato
L’essenza di te vive nello sguardo
Ogni volto ricorda la tua figura
Ogni passo che mi allontana da te
Toglie vitalità alle giornate

E capii di amarti ancora
E capisco di amarti ora

E sentirò per sempre la tua mano nella mia
Quando il giorno finisce e il buio porta nostalgia
E avrò il sapore di un tuo bacio sulle labbra
Quando il cielo si tingerà di rosa e una lacrima
Verrà seccata dal vento del Sud
E sarò avvolta da un tuo abbraccio guardando
Il mare che calmo e austero suggerirà
Ai miei occhi di piangere
E ‘l mio sguardo si perderà ancora una volta
Nel blu del tuo quando mi sentirò perduta nel mondo
E la mia anima dormirà accanto alla tua quando
Di notte l’oblio della dolce dimenticanza
Porterà via la coscienza
E il suono della tua voce scandirà i momenti della mia vita
Quando tutto sarà diventato uguale
Perché tu solo vivi nel mio cuore

E capii d’amarti perché
Pensandoti sorrisi mentre
Una lacrima
Indisturbata e sola esplorava le curve del mio viso”

18 marzo 2009


E’ passato un anno e mezzo, ed ecco la mia tremante penna che sotto dettatura di ricordi cerca di farsi spazio tra le lacrime, di un amore ancora vivo; diverse situazioni hanno stravolto la mia vita, ma le pagine di queste diario non possono andare perdute, esse insieme al cielo che ci ha accompagnato sono le uniche testimonianze della nostra felicità.

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