domenica 10 agosto 2014

Un effetto collaterale

Recensione di
Colpa delle Stelle
John Green, 2012

Un romanzo che tenta di travestirsi da bestseller per adolescenti, ma fallisce e si trasforma in una riflessione dolorosa e originale sulla vita e sul morire.




Ho iniziato per prima cosa a vedere il film tratto da questo strano, coinvolgente romanzo, in una serata in cui avevo voglia di disimpegno e di guardare un film "leggero", purtroppo/fortuna per me il film si è rivelato molto più pesante e, direi, doloroso del previsto.
Quindi ho deciso di leggere anche il libro da cui era tratto e scrivere qui cosa ne penso.
Se non conoscete la trama a grandi linee parla di due adolescenti Hazel Grace e Augustus che sono malati di cancro e si innamorano. Sì, ma non è solo questo. Non è la classica storiella struggente che ti fa piangere due minuti per i facili clichè emotivi e poi proseguire come nulla fosse per la tua vita. No. Per certi versi si può dire che alcune citazioni e/o esempi non siano nulla di geniale come "alcuni infiniti sono più grandi di altri", ma se si fanno scendere queste citazioni nel contesto e nelle parole di due ragazzi adolescenti, allora tutto assume un significato più profondo. C'è Augustus Waters che è fissato con le metafore, infatti ha l'abitudine di tenere un bocca una sigaretta spenta perché quella è la metafora di tenere tra le labbra una cosa che può ucciderti senza la possibilità di farlo. Vede metafore in molte piccole cose e questo sondare la realtà e rivelarne i lati più ridicoli che si danno per scontati nella vita comune, sembra essere una sua ossessione. Mi è rimasto impresso questo passaggio di un Augustus diciassettenne:

"Ero un po' l'archetipo del ragazzo cresciuto in Indiana. [...] Tutto impegnato nel tentativo di di riesumare la perduta arte del tiro in sospensione. Un giorno però ero nella palestra dell North Central ad allenarmi ai tiri liberi, fermo all'altezza della lunetta, quando tutto d'un tratto non sono più riuscito a spiegarmi perché me ne stavo lì a lanciare metodicamente con oggetto sferico in un altro oggetto toroidale. Mi è sembrata la cosa più stupida del mondo. Ho cominciato a pensare ai bambini piccoli che provano a infilare una forma cilindrica in un buco circolare, e a come lo fanno sistematicamente per mesi finché non capiscono come funziona e la palla canestro è una versione più aerobica dello stesso esercizio." In seguito definirà questo "il giorno dei tiri liberi esistenzialmente pregni". 

Quello che può stonare è solo leggere queste parole in bocca a un ragazzo di diciassette anni e può essere vista come una forzatura il creare dei personaggi adolescenti con una profondità di pensiero più puntuale di un 30-40-50enne, quello che penso io è che questi due personaggi avendo un numero di giorni limitati (come tutti noi) ma con un livello di consapevolezza molto più elevato del nostro, abbiano sviluppato una riflessione molto più profonda su ogni piccola cosa, per rendere il loro poco tempo molto più significativo.

Hazel Grace, ossessionata da un libro che parla in maniera lucida e onesta della sua malattia, ha una visione di se stessa e della vita molto cinica, si auto definisce "effetto collaterale" del processo evolutivo dell'umanità che per progredire attraverso le mutazioni genetiche provoca ogni tanto degli "scarti": organismi che sviluppano cellule tumorali. Parla molto spesso di "effetto collaterale", all'inizio definisce la depressione come "un effetto collaterale del morire", per lei anzi, tutto è un effetto collaterale del morire. Il discorso può sempre molto triste e cupo, invece è un racconto molto divertente, perché come lei stessa afferma "a questo mondo si può sempre scegliere come raccontare le storie tristi, e noi abbiamo optato per la versione divertente". E' divertente nella maniera in cui con una scheggia conficcata nel fianco qualcuno ti fa ridere, ma mentre ridi, che è già di per sé una risata disperata, senti fitte di dolore. Il dolore per la terribile realtà in cui questi due giovani stanno vivendo.
E' una storia d'amore, ma non è solo questo, è una profonda riflessione sugli effetti collaterali del morire, sull'oblio, sull'esistenza umana e anche sul cancro. E' "leggera" perché quasi non ci si rende il conto di leggere, ma la storia è come se si ricreasse dentro di te, è come vivere davvero tra questi personaggi che sono quasi persone. E' un viaggio nel metaromanzo. Sono sicura che piangerai a leggerlo o a vedere il film, non ti fidi? Try me.


Vorrei allegare ancora uno scambio di battute tra Hazel (malata di un cancro con metastasi nei polmoni) e Augustus (con un sarcoma alla gamba, che è stata amputata e ora si trova in sedia a rotelle). NB (Isaac è un altro loro amico dal gruppo di sostegni di ragazzi malati di cancro reso cieco da un tumore agli occhi)
Parla Hazel 



Ci sarebbero ancora molte altre cose da dire su questo libro, ma adesso non mi vengono in mente, forse dovreste semplicemente leggerlo o aspettare il 4 settembre e andare a vederlo al cinema.


XOX 
Marì

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