sabato 27 agosto 2016

Fallin'





Il problema non è tanto toccare il fondo, ma lo schianto. Se fosse una discesa lenta, uno avrebbe il tempo di abituarsi alla situazione, osservare le pareti del precipizio mentre, piano piano, ti adagi sul fondo. E invece no, ti ritrovi schiantata, a pezzi, senza fiato a osservare il cielo, a chiederti: "ma come cazzo ci sono finita qui?" Avevi promesso di rimanere aggrappata, non dico in cima, ma almeno a metà, di non farti distrarre di nuovo dalle sue parole, sguardi, voce, ricordi. Poi ti volti e un momento dopo sei disintegrata al suolo. E non è un dolore da disperarsi e piangere e urlare. È un dolore stupefatto, che immobilizza. Non gridi, non piangi, non ti disperi. Sei inquieta e osservi il mondo, immobile, per paura di rompere le uniche ossa rimaste intatte, hai paura di respirare, di guardare o parlare, perché non sai quale scheggia muoverai, e quanto male farà. Non aspetti nemmeno che una folata del suo vento ti riporti in cima, e se arriva ti aggrapperai al fondo, perché su quella cima hai deciso di arrivarci da sola. Il silenzio. Una cosa hai imparato: a stare in silenzio e non stimolare più nessuna di quelle cose che ti hanno buttata così in fondo.

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