mercoledì 3 ottobre 2018

Lo straordinario incontro di due solitudini


E ci risiamo, ciclicamente torno a casa. Amo scrivere e dovrei smetterla di soffocare me stessa in nome dell'autocritica pesante, dei giudizi altrui o del grigiore della vita. Stavolta vi (?) scrivo perché mi è successa un'esperienza straordinaria, che non avevo mai nemmeno osato immaginare di vivere. È successo che ho riconosciuto me stessa, la mia visione, il mio sentire in alcune parole, in alcune canzoni, ad essere precisi. Ho riconosciuto la mia stessa condizione di vita, il mio punto di vista, le sensazioni che provo, nelle parole, anzi in ciò che sottende alle parole, di una certa persona. Ovviamente non posso scrivere chi sia, ma voglio usare questo spazio perché non posso esprimere questa mia sensazione a nessuno, se non a me.
Nella mia vita mi sono sempre sentita fondamentalmente sola, sola anche insieme agli altri, sola come se fossi separata da un vetro che separa me dagli altri e viceversa, un vetro dal quale osservo il mondo e che si frappone tra la mia intimità e il mio essere esterno che apparentemente ride e scherza con tutti.
Nella mia vita, come sapete, ho letto molto, ho ascoltato musica, mi sono innamorata di versi e di opere d'arte, ho visto in queste cose la rappresentazione di quello che stessi vivendo. Ma in questo caso è diverso: non vedo una rappresentazione di me, vedo l'essenza. È quasi come se avessi scritto io quelle canzoni, ma con un linguaggio diverso, è come se fossi io, quella persona. Questa sensazione mi sconvolge e mi turba profondamente. Non è amore o desiderio, sia chiaro, è un profondo senso di riconoscimento. Un riconoscimento così penetrante, in qualche modo, che mi ferisce e allo stesso tempo m'inchioda. Le sue parole mi feriscono perché mi riportano a una condizione di nudità, a riscoprire Marina, lo spleen, la melanconia e la solitudine che tengo sempre chiusa tra lo stomaco e lo sterno, che sempre inghiotto mentre sorrido. Sono proprio una sagoma, praticamente un giullare, che ogni tanto fa intravedere le sue ombre.
E forse non riuscirò a squarciare il silenzio, per avvicinarmi a questa persona e chiederle conferma di questa mia sensazione, per farmi capire se sia completamente pazza e visionaria, se abbia frainteso, se mi sia fatta una pippa mentale megagalittica, o se invece, forse io abbia incontrato qualcuno che sia proprio come me. Qualcuno che possa alleviare, anche di poco, questa solitudine che mi insegue come un'ombra, anche se spesso mi tiene compagnia. Qualcuno che si avvicini, per dirci: sì! Sei strana/o proprio come me! Chissà se questi due universi potranno mai incontrarsi, o se invece continueranno a vagare senza sosta su strade parallele.

Per il momento gli voglio dedicare una poesia di Frida Kalho.

Ero solita pensare di essere la persona più strana del mondo
 ma poi ho pensato, ci sono così tante persone nel mondo,
ci dev’essere qualcuna proprio come me,
 che si sente bizzarra e difettosa nello stesso modo in cui mi sento io.
Vorrei immaginarla,
e immaginare che lei debba essere là fuori
e che anche lei stia pensando a me.
Beh, spero che, se tu sei lì fuori e dovessi leggere ciò,
tu sappia che sì, è vero, sono qui e sono strana proprio come te.

La stranita Marì.

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