martedì 12 marzo 2013

Internet

Con internet e la dilagante, spasmodica e compulsiva abitudine al commentare qualsiasi cosa, alla dinamica del partecipare, il lettore medio, anni 90-2000, si trova in difficoltà nel rapporto con il libro che è sordo, asserisce senza spiegare, parla senza ascoltare l'interlocutore. È curioso come le critiche rivolte a suo tempo da Platone al medium della parola scritta si stiano materializzando oggi dopo 2000 anni di letture...

Benito Cereno

"E la spada montata in argento, apparente simbolo di un potere dispotico, non era in realtà una spada ma il suo spettro. Il fodero artificialmente irrigidito era vuoto."
Così viene tragicamente descritto il capitano fantoccio della San Domenico, Benito Cereno. Il romanzo breve di Herman Melville, incentrato ancora su rocambolesche vicende di mare, è anche un ritratto dell'america schiavista, quella meridionale i cui protagonisti sono ufficiali spagnoli che avrebbero dovuto eseguire la tratta del schiavi a bordo fino a Lima. Questo non avviene perché gli schiavi, essendo senza catene poiché considerati docili, si ammutinano dopo pochi giorni di navigazione uccidendo 18 spagnoli dell'equipaggio, e prendendo il comando della nave nella assurda speranza di riuscire a tornare al "Continente Nero". Benito Cereno non è che un sotto ufficiale, uno dei pochi sopravvissuti per la sua docilità allo sterminio dei neri, e quindi utilizzato come capitano fantoccio, all'avvicinarsi della nave americana capitanata da Amasa Delano.
Al capitano Delano, Babo la mente della rivoluzione nera, dipinge attraverso la voce di Benito Cereno una situazione di disgrazia in cui volge l'equipaggio colpito da una malattia che ha sterminato gran parte degli spagnoli. 
Il racconto di Melville può essere visto da un lato come la critica allo schiavismo, avendo conferito in maniera originale uno spessore psicologico, e un'intelligenza affilata agli schiavi neri, considerati all'epoca come sub-umani, bestie non in grado di pensare, e quindi dando loro la possibilità di scelta e una forza tale da sbaragliare il popolo spagnolo, Melville ha ridato loro la dignità di esseri umani. Tuttavia la critica non è così pura è limpida, poiché l'equipaggio spagnolo vine comunque portato a effige di martiri, oppressi dai bruti, e restituisce un'immagine di impotenza verso la brutalità del popolo nero. Inoltre i due veri protagonisti Babo e Benito, non sono veramente contrassegnati dall'etichetta di Buono e Cattivo, ma giocano in una dialettica di travestimenti e spostamenti di stato d'animo, che ingarbuglia ancora di più un giudizio chiaro sull'opera.