domenica 30 dicembre 2018

Diverso


Ciao, 
sempre io!
Vi lascio il testo di questa canzone di Gemitaiz (Sì lo so, whaaat?) perché sorprendentemente rappresenta il mio stato d'animo attuale.



Al tramonto con il batticuore
Attacco l’anima a un aquilone
Che mi porta via (che mi porta via)
Ieri ho fatto schifo
Sono tornato alle 9
Ho sentito alla radio che potrebbe piovere
Fumo sul divano
So che non mi posso muovere
Oggi voglio piangere
Voglio farmi commuovere
che dentro ho un buco nero
Un dubbio giornaliero
Mi fa sentire nel mio corpo come uno straniero
E poi mi ritrovo qua sovrappensiero
Non mi conosco più sarò sincero
Poi mi dicono
Davide ma dove vai
oggi come stai
come mai
non rispondi mai
fra ritornerai
non lo so
io mi voglio perdere

Tra Saturno e Venere
voglio stare bene
che mi sono seppellito
ho messo via il mio cappello preferito
l’altra metà di me mi punta il dito
lei mi dice sei impazzito
mi sa che non ha mai capito che
io sono diverso
oggi non posso essere altro che me stesso
io sono diverso
non so se in meglio o in peggio
unico nell’universo
io sono diverso
ancora senza freni
innamorato dell’eccesso
io sono diverso
unico nell’universo
proprio come te
non sentirti in colpa se non ci siamo capiti che
certe volte incastrare i pezzi è più difficile
ora piano piano ci lecchiamo le ferite
ora piano piano risaliamo in superficie
io non so se esci con quello
non lo so perché non ci penso
in salotto regna il silenzio
poi ne fumo 8 e accendo un incenso
nei mesi d’inverno
in corpo ho un malessere immenso
ma questo fanno gli artisti
si lanciano negli abissi

sanguiniamo al posto tuo
perché possiamo capirti
ma so che se rimani qua mi rattristi
come quel pezzo là di battisti
andiamo allora
rivoglio la mia follia perché la amo ancora
rimango ad occhi chiusi tipo un quarto d’ora
e quando se ne va la malattia ne voglio ancora
te l’ho detto che
io sono diverso
oggi non posso essere altro che me stesso
io sono diverso
non so se in meglio o in peggio
unico nell’universo
io sono diverso
ancora senza freni
innamorato dell’eccesso
io sono diverso
unico nell’universo
proprio come te
(proprio come te)

Take it or leave it?


Rieccomi sul mio Diario di Bordo, 
Come state?

Non so bene a chi mi stia rivolgendo, ma va bene così. Up-date sul post precedente: ho smesso di ascoltare quelle parole perché mi facevano troppo male e mi sono resa anche consto che quel mio riconoscermi era solo un'illusione data da delle descrizioni fin troppo aderenti alla situazione che stavo vivendo, quindi buon per me!

Ma il male di vivere non è passato! E quando mai? Penserete voi (a leggere tutti i post fino al 2009 potrei apparire un essere estremamente depresso, ma vi assicuro che non è così).

Sono in una fase molto riflessiva (meno male che adesso ho il Gohonzon), ho quasi mandato in frantumi la mia vita (di nuovo) come avrei fatto senza neanche un ripensamento in passato. Ma qualcosa mi ha fermata, un dubbio, un pensiero: se fossi io il problema? 

Non proprio io, ma le mie tendenze fondamentali, quelle mi mi portano a scappare dalle situazioni, recidere legami, essere la supereroina della mia storia, senza che nessuno possa mai avvicinarsi veramente.

Non riesco bene a capire se io stia lottando contro i mulini a vento per andare contro alle mie tendenze karmike, e non confermarmi come quella che scappa, o perché in fondo il ricordo che conservo dei momenti perfetti e intatti del passato mi danno un'irrinunciabile speranza nel proseguire.

Eppure qualcosa si è infiltrato e mi sento come un'ottima attrice che aspetta solo di scendere dal palcoscenico e quest'incoerenza, questa farsa sta prosciugando le mie energie. Vorrei provare sentimenti autentici, la falsità, come sapete, è un qualcosa che mi distrugge. Non riesco a mentire, anche se talvolta devo farlo. Le menzogne sono il peggiore dei tradimenti. 
Soprattutto quelle che dico a me stessa.

Quindi che fare? Remare, remare, remare? O lasciarsi trascinare? 

Sono le responsabilità il problema: quando ci si sente responsabili di/per qualcuno non si possono semplicemente mollare i remi, ci si deve almeno provare, giusto?

Ci devo praticare su.
Come vedete non sono arrivata a un punto di questo post e nemmeno nella mia vita.

Quello che so è che adesso ho del materiale per scrivere qualcosa e mi ci metterò sul serio sopra.

La vostra confusa,

Marì.







venerdì 5 ottobre 2018

Il silenzio dell'acqua


Il silenzio, è vero, dice molto di più di parole, azioni, e gesti.
Il silenzio mi dice molte cose ma non so bene come interpretarle. Per la prima volta nella vita, non so come agire. 
Sto camminando contro corrente.
Qualche settimana fa ho guadato un torrente insieme a degli amici e l'adrenalina di attraversare un fiume, la paura di essere trascinati via erano reali. Oggi mi sento in quel modo, ma senza il batticuore dell’adrenalina, svuotata di felicità e semplicemente inondata dallo spleen.
Come dicevo nel post precedente, mi sono riconosciuta in alcune parole, ma questo riconoscermi mi abbatte. Mi fa sentire con tutta la sua forza la mia fragilità e la mia quando ascolto quelle parole.

Forse è per questo che chiudo una parte di me dentro a uno scrigno, un vaso di Pandora che tengo lontano dalla luce. Ho semplicemente paura che lo spleen possa travolgermi, come sta facendo in questi giorni.

Però, devo dirlo, lo spleen è emerso prima della famosa epifania, ha cominciato a scorrere da qualche settimana per via del grigiore che la mia vita stava acquisendo

Forse, il mio vaso ha delle fessure: ombre ed estro creativo si stanno facendo spazio. Forse è solo la necessità di scrivere ed esprimermi di nuovo, è questo che mi sta succedendo. Forse, forse, forse…

mercoledì 3 ottobre 2018

Lo straordinario incontro di due solitudini


E ci risiamo, ciclicamente torno a casa. Amo scrivere e dovrei smetterla di soffocare me stessa in nome dell'autocritica pesante, dei giudizi altrui o del grigiore della vita. Stavolta vi (?) scrivo perché mi è successa un'esperienza straordinaria, che non avevo mai nemmeno osato immaginare di vivere. È successo che ho riconosciuto me stessa, la mia visione, il mio sentire in alcune parole, in alcune canzoni, ad essere precisi. Ho riconosciuto la mia stessa condizione di vita, il mio punto di vista, le sensazioni che provo, nelle parole, anzi in ciò che sottende alle parole, di una certa persona. Ovviamente non posso scrivere chi sia, ma voglio usare questo spazio perché non posso esprimere questa mia sensazione a nessuno, se non a me.
Nella mia vita mi sono sempre sentita fondamentalmente sola, sola anche insieme agli altri, sola come se fossi separata da un vetro che separa me dagli altri e viceversa, un vetro dal quale osservo il mondo e che si frappone tra la mia intimità e il mio essere esterno che apparentemente ride e scherza con tutti.
Nella mia vita, come sapete, ho letto molto, ho ascoltato musica, mi sono innamorata di versi e di opere d'arte, ho visto in queste cose la rappresentazione di quello che stessi vivendo. Ma in questo caso è diverso: non vedo una rappresentazione di me, vedo l'essenza. È quasi come se avessi scritto io quelle canzoni, ma con un linguaggio diverso, è come se fossi io, quella persona. Questa sensazione mi sconvolge e mi turba profondamente. Non è amore o desiderio, sia chiaro, è un profondo senso di riconoscimento. Un riconoscimento così penetrante, in qualche modo, che mi ferisce e allo stesso tempo m'inchioda. Le sue parole mi feriscono perché mi riportano a una condizione di nudità, a riscoprire Marina, lo spleen, la melanconia e la solitudine che tengo sempre chiusa tra lo stomaco e lo sterno, che sempre inghiotto mentre sorrido. Sono proprio una sagoma, praticamente un giullare, che ogni tanto fa intravedere le sue ombre.
E forse non riuscirò a squarciare il silenzio, per avvicinarmi a questa persona e chiederle conferma di questa mia sensazione, per farmi capire se sia completamente pazza e visionaria, se abbia frainteso, se mi sia fatta una pippa mentale megagalittica, o se invece, forse io abbia incontrato qualcuno che sia proprio come me. Qualcuno che possa alleviare, anche di poco, questa solitudine che mi insegue come un'ombra, anche se spesso mi tiene compagnia. Qualcuno che si avvicini, per dirci: sì! Sei strana/o proprio come me! Chissà se questi due universi potranno mai incontrarsi, o se invece continueranno a vagare senza sosta su strade parallele.

Per il momento gli voglio dedicare una poesia di Frida Kalho.

Ero solita pensare di essere la persona più strana del mondo
 ma poi ho pensato, ci sono così tante persone nel mondo,
ci dev’essere qualcuna proprio come me,
 che si sente bizzarra e difettosa nello stesso modo in cui mi sento io.
Vorrei immaginarla,
e immaginare che lei debba essere là fuori
e che anche lei stia pensando a me.
Beh, spero che, se tu sei lì fuori e dovessi leggere ciò,
tu sappia che sì, è vero, sono qui e sono strana proprio come te.

La stranita Marì.