Recensioni
Lincoln (Steven Spielberg)
Django Unchained (Quentin Tatantino)
Entrambi i film presi in questione sono esempio di una
magistrale regia di due colossi del cinema americano: Steven Spielberg e
Quentin Tarantino, e hanno entrambi per soggetto il problema dello schiavismo
negli Stati Uniti durante gli anni della guerra di Secessione.
Django, ha in verità inizio poco prima
della guerra, infatti è ambientato nel 1858, in Texas. Django Freeman, nomen omen,
viene liberato dalla sua condizione di schiavitù ad inizio pellicola dal
carismatico Dr. King Schultz, un cacciatore di taglie tedesco che gli propone
la libertà in cambio del suo aiuto per riconoscere i membri della famiglia
Brittle, su cui ricade una taglia molto pesante. I due si trovano molto in
sintonia nell’eseguire il compito di giustizieri quindi Schultz propone a
Django di lavorare con lui durante l’inverno e poi con il ritorno della
primavera sarebbe stato libero. In questi spezzoni emerge che la moglie di
Django, Brhumilda, è stata venduta ad un certo Calvin Candie, un possidente del
Mississippi e Schultz, avendo ormai instaurato un rapporto di amicizia con
Django, decide di aiutarlo con astuzia a liberarla.
Il film di Tarantino, è un omaggio al Western all’italiana.
Quello di Sergio Leone, che viene citato a fine pellicola con l’esplosione
della casa di Mr. Candie, come avviene ne Il
buono, il brutto e il cattivo. Utilizza il genere Western per parlare di un
tema molto delicato per la cultura americana, ovvero la schiavitù. Il film è un
esempio di cinema post moderno, molto citazionistico, in cui le citazioni però
sono mirate ad espandere e approfondire il significato del film: per esempio
viene citato Via col vento, nella
scena in cui Django finalmente può riabbracciare sua moglie, riferimento
significativo, in quanto il capolavoro citato sia il simbolo della guerra di
Secessione americana vista con lo sguardo dei sudisti; e poi Arancia Meccanica, in corrispondenza
nella cruda scena di violenza che esemplifica il punto di vista dell’autore
sullo schiavismo. Secondo, lui, come sottolineato dalle immagini, gli schiavi
nei venivano trattati come bestie senza intelletto, e venivano dati in pasto ad
altri animali se osavano sgarrare alle regole del padrone. La scena in
questione, si colloca durante il viaggio verso casa di Mr. Candie qui, la
carovana viene fermata dai collaboratori bianchi di Mr Candie che lo avvisano
che uno schiavo nero aveva tentato di fuggire e in quel momento l’avevano
individuato appostato su di un albero e impaurito. Mr. Candie ordina ai suo
collaboratori di ucciderlo. Qui si ha l’esatta scena di Arancia meccanica, in
cui in questo caso una donna, lascia scivolare un martello dalle spalle a
terra. Però non verrà picchiato, andrà peggio per lui perché sarà dato in pasto
ai cani. Poco dopo, si avranno le immagini di un turbato Schultz, che ripensa
alla brutalità che è stata inflitta al povero schiavo e in sottofondo si ha Per Elisa, altro riferimento ad Arancia Meccanica, e alla cura della
violenza con la musica classica. Il punto di vista di Tarantino sullo
schiavismo e più in generale sul razzismo, è fortemente delineato in questo
film in cui il magistrale Leonardo di Caprio, Mr. Candie, interpreta il ruolo
di ignorante possidente del sud, che in una serie di comiche gaffe mostra la
sua pochezza e la sua scarsa cultura, ad esempio si dice francofilo ma non
parla il francese e si irrita se le persone attorno a lui lo fanno,
contrapposta invece alla mente affilata di Mr. Schultz, e verso la fine del
film, viene mostrato come colui che tiene realmente in mano le redini del
podere si Mr Candie è il suo schiavo/concierge Stephen, più razzista verso
Django “Il negro libero” dei bianchi.
Il razzismo viene ridicolizzato ancora in maniera più
evidente nella scena in cui la famiglia ricchissima che ospitava i Brittle,
sentendosi oltraggiati poiché un nero aveva ucciso un bianco, si organizzano
per restituire il favore incappucciati come i membri del successivo KKK, qui si
mostra come questi siano impacciati e ridicoli travestiti in quel modo e che
sia solo la compensa di denaro a spingere quel gesto contro Django e Schultz.
Vi sono diverse mitologie che si intrecciano nel film di
Tarantino, e queste unite ad evidenti anacronismi, vedi ad esempio l’uso delle
lenti polarizzate dei protagonisti, arrivate in America solo nel Novecento;
suggeriscono una rappresentazione della società contemporanea attraverso il
racconto di eventi fondamentali per la cultura americana. Tarantino ci mostra
una società ancora razzista, retrograda, in cui è solo l’uso dell’intelletto e
dell’astuzia di pochi, che permette al protagonista di ottenere la sua agognata
libertà, che rappresenta la libertà dell’uomo dalla mentalità americana.
Inoltre è rimarcato come sia il denaro l’unico vero motore e agente di quella
realtà, e di tutte le realtà. I corpi umani degli schiavi o quelli su cui cade
una taglia sono trattati come oggetti economici, viene molto sottolineato il
prezzo di questi uomini, unico elemento che desta l’attenzione di Mr Candie.
Lincoln invece è ambientato a cavallo tra
il 1864 e il 1865, durante le ultime vicende della guerra di secessione e la
lotta del presidente Lincoln per far approvare il tredicesimo emendamento che
avrebbe segnato l’abolizione dello schiavismo negli Stati Uniti. Per farlo
Lincoln, per lo spettatore mito intramontabile, fa utilizzo di tutti i mezzi
disponibili, in più dei casi occorre all’uso della corruzione, o della
persuasione. Vediamo la figura di Lincoln, come uno dei nostri politici
contemporanei, disposto a scendere a compromessi con i propri ideali per ottenere
uno scopo più grande. Il suo ideale, però, nel suo intimo è saldo e genuino e
infatti egli stesso afferma che il valore fondamentale sia l’eguaglianza,
facendo una metafora con il postulato di Euclide che afferma che se due
elementi sono uguali a un altro elemento sono tra di loro equivalenti, per lui
questo principio può e deve essere applicato anche agli essere umani.
Una figura da irriducibile sostenitore dell’uguaglianza tra
le razze, è interpretata da Tommy Lee Jones, nel personaggio di Stevens. In
questo ambiente di razzisti e con la mentalità tipica del 1860, lui sembra
l’unico dotato di senno, l’unico che si indigna quando gli altri personaggi
parlano dei neri come se fossero degli animali, e si scandalizzano all’idea
dell’estensione al voto a questa parte della popolazione americana. Il ritratto
che fa Spielberg del partito democratico contro il tredicesimo emendamento, è
agghiacciante per lo spettatore contemporaneo che vive in una realtà molto
diversa, almeno in apparenza. Qui i deputati democratici sostengono con forza
che il popolo nero è inferiore e far approvare tale emendamento sarebbe come
insultare la creazione di Dio mettendo sullo stesso piano bianchi e neri. Spielberg
restituisce l’immagine di una società reazionaria e ancora profondamente
radicata nella cultura cattolica, e ci fornisce un giudizio molto pesante, una
critica agli Stati Uniti d’America i cui deputati hanno avuto il bisogno di
essere corrotti per far approvare una legge che restituisse almeno una parvenza
di giustizia e libertà.
Nei due film si ha un’attenta analisi della cultura
statunitense, dalle origini a quella contemporanea, ma mentre in Django, si mostra chiaramente e in presa
diretta ciò che i bianchi facevano subire ai neri a causa della loro presunta
superiorità, e le immagini scuotono la coscienza dello spettatore che non può
non inorridire a quanto può essere brutale e bestiale un uomo; in Lincoln la guerra per i diritti, viene
solo intravista attraverso raccapriccianti scene di braccia mozzate e corpi
martoriati all’inizio e nei frammenti finali della pellicola. Lo sgomento che
lo spettatore prova viene suscitato dalle idee più che dalle azioni concrete,
dall’udire quanto sembrasse perfettamente razionale all’epoca parlare di un
essere umano come se fosse una bestia, e come se fosse inconcepibile donargli
ciò che gli appartiene di diritto, ovvero la sua vita. Questo propone
un’ulteriore riflessione sulla relatività del giudizio che è contingente al
periodo storico e causata culturalmente. Oltre al fatto che ci si rende conto
come un partito che oggi ha al suo comando un presidente nero, e sembra essere
il portatore dei diritti civili e imprescindibili dell’uomo, un tempo ne fosse
il suo acerrimo nemico.
Entrambi i film sono una denuncia al razzismo, l’uno lo fa
con la forza delle immagini e dell’ironia, e l’altro invece colpisce lo
spettatore con il pensiero che è capace di spingersi nella profondità della
riflessione.
Entrambi, sono un riflesso della nostra società, Lincoln asserisce che la politica è
compromesso per definizione, e che anche per i fini più alti c’è bisogno di
scendere a compromessi e di corrompere i più deboli; Django invece dipinge una società ancora razzista e ignorante in
cui il vero motore delle cose è il denaro, lo è sempre stato e lo sarà sempre.
Maria Cozzupoli
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