Forse talvolta mi astenevo dallo scrivere perchè avevo la assurda pretesa che ogni cosa, ogni piccola cosa che nasceva dalla mia penna avrebbe dovuto essere un'opera d'arte
sabato 27 agosto 2016
Fallin'
Se potesse questo buio cancellare l'universo forse ti potrei guardare e non sentirmi così perso
Occhi da orientale che raccontano emozioni
sguardo limpido di aprile di dolcissime illusioni
tutto scritto su di un viso che non riesce ad imparare
come chiudere fra i denti almeno il suo dolore
Più di cinquecento notti già mi sono innamorato
di una bocca appena aperta di un respiro senza fiato
se potesse questo buio cancellare l'universo
forse ti potrei guardare e non sentirmi così perso
ma tu dormi ancora un po' non svegliarti ancora no
ho paura di sfiorarti e rovinare tutto
no, tu dormi ancora un po' ancora non so
guardarti anch'io nel modo giusto
nei tuoi occhi disarmanti
sono occhi di ambra lucida tra palpebre di viole
sguardo limpido d'aprile come quando esce il sole
ed io sarò la nuvola che ti terrà nascosta
perché gli altri non si accorgano di averti persa
ma tu dormi ancora un po' non svegliarti ancora no
ho paura di sfiorarti e rovinare tutto
no, tu dormi ancora un po' ancora non so
guardarti anch'io nel modo giusto
nei tuoi occhi innocenti disarmanti devastanti
quei tuoi occhi che ho davanti
tienili chiusi ancora pochi istanti
occhi da orientale che raccontano emozioni
ed io cos'altro posso fare io posso scrivere canzoni
i tuoi occhi...
se potesse questa musica annullare l'universo
forse ti potrei guardare e non sentirmi perso
nei tuoi occhi...
disperso...
nei tuoi occhi...
mercoledì 13 luglio 2016
Life imitates art
Questa mattina, mentre uscivo di casa, ho assistito a una scena che potrebbe essere utilizzata per l'inizio di una commedia romantica: un ragazzo che abita nel mio condominio stava camminando con gli auricolari al collo, il cane al guinzaglio e gli occhiali da sole. E' arrivato davanti al portone, e da un angolo è sbucata una ragazza bellissima, bionda vestita in verde anche lei a passeggio con il cane. I due cominciano a giocare e guinzagli finiscono inevitabilmente per attorcigliarsi. L'evento in sé semplice e banale fa scoppiare entrambi in una risata altrettanto semplice ma bellissima. A volte nel mondo c'è talmente tanta bellezza da mozzarmi il fiato. Forse è per questo che amo scrivere, per ricordarmi di questi attimi che altrimenti scorrerebbero via nel caos della vita quotidiana. Forse la vita, come direbbe Oscar Wilde, imita l'arte. Non il contrario.
xox
Marì
mercoledì 6 luglio 2016
Dammi mille baci
Mi ha accarezzato i capelli e il mio cuore ha martellato così forte che ho pensato: se mi bacia, muoio.
(Stefano Benni)
![]() |
Rassegna dei baci più belli, secondo me, del cinema |
La giornata mondiale del bacio m’ispira.
M’ispira sì perché di baci, nella
vita, se ne danno tanti. Ma ci sono alcuni baci che si conficcano come vetri
nei polmoni e quando ci ripensi, smuovendoli, ti feriscono ogni volta. Sono
quelli i baci che ti ricorderai per sempre.
Dei baci che ho dato, non dico di
ricordarli tutti perché sarebbe impossibile, ricordo le persone a cui li ho
dati, ma i baci che ricorderò per sempre sono tre, penso.
Il mio primo bacio, quello che
reputo l’ultimo bacio con B, e un altro di cui non sono pronta a scrivere.
Il mio primo bacio è stata un’emozione
fortissima, più forte della mia prima volta. Appena quattordicenne, mi ero
imbarcata del figlio della parrucchiera di mia nonna. Un ragazzetto bellissimo
con la passione per il disegno e un senso dello humor travolgente e
dissacrante. Dopo qualche mese di battute e flirt senza freni, un pomeriggio di
metà settembre mi accompagnò a casa e successe: tremai per le due ore
successive. Per molto tempo ho pensato che fosse il bacio più bello che mi
avessero dato. Solo dopo capii che lo avevo idealizzato, non per
sminuirlo per carità, ma perché dopo qualche anno ci rincontrammo e ci
frequentammo per qualche tempo, lì mi resi conto di aver ingigantito tutta la faccenda per molto
tempo .
Il secondo bacio che rimarrà indelebile nella mia memoria, non solo per quello che era, ma per quello che ha rappresentato per me, è stato quello che reputo ultimo bacio con B. Sì, perché non è stato tecnicamente l’ultimo,
ma quelli che ci furono dopo erano baci di disprezzo, rammarico,
erano baci di disperazione, invidia, d’amore disperato.
Quell'ultimo bacio, invece, era mescolanza
perfetta tra amore e struggimento, un bacio accompagnato da una lacrima, solo una, sul mio viso. Dopo aver finalmente scaricato su di lui il
peso di quel “Ti amo” che mi stava consumando internamente, che stava disintegrando
la mia forza d’animo, il mio sorriso. Quel “Ti amo” detto il giorno del mio
compleanno, che per me è sempre un giorno particolare. Quello è stato il ti amo più sincero della mia vita. Non perché
io non abbia più amato, ma perché ad oggi posso dire che niente è mai più stato
così, come quel bacio. Ho provato altri bei sentimenti, dopo, ma niente come quell'attimo d’amore e struggimento insieme.
E poi quest’ultimo bacio di cui non sono pronta a scrivere perché mi spaventa a morte. È stato un bacio che per me ha significato fare l’amore.
Mi spiego, per me fare l’amore è spogliarsi completamente: le paure, i freni le
inibizioni e le maschere davanti a una persona e lasciarsi guardare, lasciare che
le proprie debolezze emergano e non fare niente per fermare l’altra persona dall'osservare e dal giudicare, se lo desidera, quelle falle.
In questa accezione, fare l’amore con un bacio è l’emozione
più profonda e intima che potessi sperimentare. Che poi è più importante quello
sguardo che precede il bacio. Quello sguardo che va oltre agli occhi, ti scava
dentro, in silenzio e ti travolge. Ti ricorda quando in passato ti
hanno capita e vista, ti fa comprendere come sia simile a un altro ricevuto in passato e al tempo stesso
diverso e unico. Non penso lo scorderò.
Staremo a vedere.
Mille baci, e altri cento
Marì
Mancarsi
Beh
ci vorrà un po' di coraggio per questo. Torno qui, sul mio "diario
di bordo", perché è da qui che sono scesa qualche anno fa, dal
momento in cui ho deciso che non avrei più sofferto per amore, dal
momento in cui ho deciso di chiudere me stessa dietro alla porta
piena di luce e di ricordi di cui parlavo in un altro post.
Come
al solito, e come mi sono già accorta in passato, tendo a
nascondermi, ad abbandonare me stessa in nome della "felicità"
dell' "amore", che poi queste parole e questi sentimenti
per me, ormai, sono dei vuoti di significato. Non perché non sia
felice: non sono mai stata più serena di così, ma perché in nome
di questa serenità ho chiuso tutto, ho murato viva Marina, ho
buttato la chiave e ho smesso di provare dei sentimenti autetici.
Poi
è arrivato il buddismo. Vi ho fregati, eh? Qui di solito avrei
scritto: e poi è arrivato "lui", e invece no. E' arrivato
il buddismo che con la sua filosofia e la forza della verità che
insegna, mi ha lentamente, e incessantemente, avvicinata sempre più
a quella porta.
Nel
buddismo esiste un termine per questo "Hosshaku Kempon" e
significa "liberarsi del provvisorio pe rivelare l'originale",
e nel momento in cui ho deciso farlo ho avvertito una fessura di
questa porta aprirsi.
Ho
visto cos'era provvisorio. E cos'era? mi chiederete voi. Era la mia
vita. Tutto quello che stavo facendo in quel momento: rincorrere cose
che non volevo, compiere azioni per abitudine, astenermi dallo
scrivere, dal pensare, dal riflettere, andare avanti per inerzia,
autoconvincermi di essere serena, di aver visto cosa fosse la mia
vita e come dovesse essere da qui a vent'anni; essere passiva in
definitiva. Era supefluo la scatola in cui ho messo la testa da tutta
la vita, questa prima di aver chiuso me stessa dietro la porta. Sì
ero chiusa là dentro e in più avevo la scatola in testa. Buffo eh?
Cosa può fare una religione, una filosofia, il daimoku.
Avevo
promesso a me stessa di non permettere mai più a nessuno di farmi
soffrire, ma per farlo avevo rinunciato alla mia parte malinconica,
la mia parte oscura, come dicevo un tempo. Adesso questo termine mi
fa sorridere, ma, alla fine di tutto, è un termine riuscito se si
pensa che quella parte di me la tengo sempre nascosta, al riparto
dagli sguardi altrui.
Poi
ho cominciato a fare Hosshaku Kempon, e oltre a riaprire quella
porta, come ho già detto, ho fatto in mille pezzi anche questa
scatola. Era un paraocchi, probabilmente, che non mi permetteva di
vedere una parte di me completamente sepolta da strati di esperienze,
pensieri e giudizi. Ho deciso di romperla per la sincerità, la
verità di cui mi sono sempre fatta baluardo.
Devo
dire, però, che ci si sente bene, ci si sente liberi dopo aver tolto
i paraocchi, per quanto la vista possa spaventare, mi sarei pentita
di più se non avessi visto affatto.
E'
dura riprendere il filo del discorso. Perché sì, sono cambiata,
sono maturata (anche se non troppo) ma in fondo sono sempre quella
ragazzina di cui avete letto fin ora, e adesso sto ricomponendo tutti
i pezzi di me che ho lasciato per strada: a partire proprio da qui,
dal mio diario di bordo, dai miei sfoghi e dalla scrittura che parte
da me, e deve partire da me per essere autentica, perché possa dire
qualcosa a chi legge. I raccontini sterili che non contengono nemmeno
un pezzetto dello scrittore che li ha partoriti non sono che un mero
esercizio di stile.
La
ritrovata me,
Marì
giovedì 30 giugno 2016
Momenti di trascurabile felicità
Ho pensato spesso, come ho scritto in altri post sul blog, in relazione a momenti di calma “forse un giorno penserò che questa è la
felicità”, però ieri sera e altre sere prima, non ho formulato questo pensiero,
ho pensato, invece: “No, cazzo, questa è la felicità”.
E cos'è questa felicità? Me stessa seduta su un balconcino con il pavimento di pietra, su una sedia di legno, i piedi appoggiati sulle inferriate gelide della ringhiera, che fumo, sì so che non dovrei, e l’aria è gelata, e il cielo nero di Torino che mi avvolge completamente, e di là la mia passione che brucia, dopo aver fatto l’amore nella stanza incasinata, dopo l’intimità, il piacere, la sbandata. Quell’attimo per me era felicità assoluta, senza screzi, senza nuvole, senza perplessità. Sola, ma con il mondo dentro e fuori di me.
Marì
Ps avrei dovuto pubblicare prima un altro post in cui vi racconto che fine io abbia fatto, ma arriverà dopo, questo è un frammento istintivo.
Ciao, né
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