sabato 11 gennaio 2014

Un tipo sveglio

Raccontino che ho scritto per il mio corso di scrittura creativa, che non ha passato la selezione tra altri due e quindi ripropongo qui.

Gocce di pioggia cadevano dall'alto come proiettili su una bara nera e lucida, con sopra sparsi fiori rosa e bianchi. Attorno teste nere su giacche grigie. Poi Jared alzò lo sguardo verso l’alto, i suoi occhi brillarono alla luce riflessa nella pioggia.
«Fai qualcosa!» Gridò «Ti prego, riportala da me» disse con la voce incrinata e si accasciò in ginocchio. Le altre persone lo guardarono sconcertate, qualcuno tirò su col naso. Poi la bara scomparve nel terreno.
Qualche giorno prima Jared stava scrivendo qualcosa sul diario alla scrivania. Ogni tanto alzava la testa e si guardava in torno con aria furtiva. Si alzò a mettere su il caffè, poi tornò al tavolo, la sua attenzione sembrava vacillare tra il diario e i fantasmi che inseguiva con lo sguardo. La puzza di bruciato sembrò portarlo alla realtà: corse alla macchinetta, ma ormai era inutilizzabile. Furioso, buttò tutto nella spazzatura e uscì da casa.
Quando raggiunse il bar che frequentava ogni mattina, si illuminò scorgendo Julia che sorseggiava un caffè leggendo il giornale.
«Ciao Amore!» esclamò lei.
«Buongiorno» disse lui, fermandosi quasi subito, interdetto. Poi si sedette al tavolo con lo sguardo perso nel vuoto.
«Ma cosa c’è che non va in questi giorni?»
«Non so, ho una strana sensazione, ma nulla di ché davvero non preoccuparti!»
«Strana come? Sei così distratto... Sai che puoi parlarmi di tutto»
«Mah non so, mi sembra di essere Neo il protagonista di Matrix, l’hai visto no?»
«Sì sì»
«Si ecco, mi sembra che nella mia vita ci sia qualcosa di sbagliato, ma non so spiegarti bene cosa. Per esempio, non ti è mai capitato di trovarti in un luogo senza ricordarti come ci fossi arrivata? Come in un sogno: non so sempre perché sto per dire qualcosa, ma poi la dico lo stesso...»
«Si, certo a volte mi capita, ma è per via dello stress, a volte sono così presa a pensare ad altro che non so com’è che faccio certe cose, magari anche tu sei troppo stressato sul lavoro. »
«Ma tu non hai mai la sensazione che la tua vita sia stata messa un un binario dal quale è impossibile deragliare? Ogni tanto penso di non avere il controllo della mia vita. Ma forse sono solo stanco. » Non appena pronunciò quest’ultima frase sbarrò gli occhi
«Di nuovo, ecco! cosa ti dicevo?»
«Cosa? »
«Proprio adesso, non volevo dire che fossi solamente stanco eppure l’ho detto lo stesso» L’espressione si fece prima stanca, abbattuta, poi però si scosse come se gli fosse venuta in mente un’idea.
«Ti ricordi cosa hai fatto questa mattina, prima di venire qui? »
La domanda la sorprese, poi con un leggero rossore affermò «Certo che mi ricordo, Jared! Che domande!»
«D’accordo, lasciamo perdere, non voglio turbarti, risolverò la cosa a modo mio.»
Uscì di corsa dal bar, pioveva e le strade erano scivolose, si fermò sul ciglio della strada poi sorrise e si lanciò nel traffico, l’impatto con il taxi sarebbe stato inevitabile se il conducente non avesse sterzato andando a finire in un cassonetto dei rifiuti.
Jared si alzò ancora intero e soddisfatto, non aveva notato che Julia era con i palmi delle mani schiacciati sul vetro del bar, sconvolta. Quando vide che Jared era ancora intero, corse da lui e cominciò a insultarlo a gridare e mollargli ceffoni. Lui la trasse a sè divertito, le sussurò qualcosa all’orecchio e poi scomparve in un vicolo.
Quando raggiunse il suo ufficio, al decimo piano di una palazzina di venti, dopo aver sistemato la valigetta accanto alla scrivania, essersi sfilato la giacca e allentato il nodo della cravatta, afferrò un pennarello e raggiunse il bagno. Ancora con un sorriso sulle labbra si mise a scrivere qualcosa sul vetro e uscì.
“Sta a vedere”
Aprì la porta che dava sulla stanza del capo, l’unica le cui finestre erano così ampie da occuparne tre lati. Era vuota, quindi si avvicinò alla finestra e vi appoggiò una mano sopra. Poi si decise ad aprirla e scavalcarla.
Si trovava ora appiattito al muro del palazzo, con occhi spiritati e il sudore grondava dappertutto, tremava mentre pronunciò quelle che avrebbero dovuto essere le sue ultime parole.
«So di non essere pazzo, so che esisti, qualsiasi cosa sia scrittore, autore, macchina, Dio, se ho ragione sopravvivrò.» disse e si lasciò cadere dal tetto. Un urlo proveniente dalla strada squarciò il silenzio era Julia che si accasciò esanime.
Jared volava verso il terreno ma la caduta venne attutita da un dehor proprio sotto il suo ufficio, il suo corpo venne sblazato su un’auto. Nessun movimento, ma era ancora vivo. L’ambulanza che arrivò dieci minuti dopo lo portò in rianimazione. Julia rimase lì in strada, coperta da un lenzuolo bianco.



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