Forse talvolta mi astenevo dallo scrivere perchè avevo la assurda pretesa che ogni cosa, ogni piccola cosa che nasceva dalla mia penna avrebbe dovuto essere un'opera d'arte
lunedì 3 ottobre 2011
:D macroespressione di felicitá
giovedì 29 settembre 2011
V for... Naaaaa
martedì 6 settembre 2011
giovedì 1 settembre 2011
London heritage
venerdì 5 agosto 2011
La ritournelle
martedì 2 agosto 2011
pride and prejudice
lunedì 18 luglio 2011
...Ma all'interno di quel centimentro siamo liberi...

-Ehi!Hai fatto a botte con il parrucchiere? E vedo che nemmeno l'estetista ha una grande stima di te!- Non si può senza mortificare la persona. Ed ecco che il limite tra la verità e il rispetto altrui è sempre a scapito della prima e a vantaggio del secondo.
Ma, quindi, dove rimane il nostro centimetro di onestà? Lasciando da parte i giudizi estetici e morali sul nostro interlocutore, che, diciamolo, non sono così importanti, rimangono tutte quelle cose da dire che sono fondamentali per costruire la fiducia con l'altro.
Io penso e credo che bisogna essere il più possibile sinceri con gli altri (per quanto il buon costume ce lo consente) e al 99% onesti con noi stessi. Dico il 99% perché non bisogna "raccontarsela", inventare storie sulla nostra vita, obiettivi, amicizie e amori. E' deleterio oltreché inutile perché si finisce per vivere in una realtà parallela dove tutto è come vorremmo e i problemi non ci toccano. E mi lascio quell'1% di fantasia, perché altrimenti la sera non riuscirei ad addormentarmi senza la speranza che alcune cose della mia vita combino e quindi sì, immagino come potrebbe essere e quell'1% di illusione mi rende felice.
Buon lunedì mattina!
Spero di aver offerto un piccolo spunto di riflessione
bisous
M.
domenica 17 luglio 2011
27 giugno.

Nadia giocava con i bottoni della camicia di B. la notte stellata sembrava sussurrare, e i loro sorrisi avevano voce. Le loro labbra si incontrarono naturalmente. Lui le si avvicinò con un passo, le sfiorò il viso e la baciò. Nadia non credeva possibile che si potesse essere tanto felici tutto in un istante, non credeva che un bacio così delicato potesse essere invece così forte da incastonare, incatenare, imprigionare l’essenza di lui in un posto dentro di lei che non avrebbe più abbandonato. Lo respirò per la prima volta.
Respirarti è una vibrazione indescrivibile.
Ed era come se respirasse per la prima volta qualcuno, era come se non avesse mai amato prima.
Il tocco leggero ma deciso.
Quella notte ballarono. Anzi, a dire il vero, lui ballò, lei aveva solo osservato da lontano, ma dovunque fossero, in quelle stanze, non vi erano altri occhi da guardare, altre voci da ascoltare se non le loro. Il contorno era superfluo, lo sapevano entrambi, ma fingevano, come si fa in queste occasioni, che tutto fosse casuale, ancora da decidere, insicuro, un’eventualità e non una certezza. I giochi di finzione, le consapevolezze celate, i balzi al cuore, le aspettative invalicabili è questo quello che rende l’inizio di ogni storia così impagabilmente romantica.
Ci si perde camminando, ma l’inizio è sempre grandioso.
Nostalgia, nostalgia canaglia!
Autobiografismo dilettantistico a manetta.
M.
lunedì 20 giugno 2011
La penosissima banalità dell'essere... NOIA

Saltello qua e là tra i blog, tra le parole e frasi di scrittori sconosciuti, e per niente emergenti, direi scrittori che sono sulla mia stessa barca... E non riesco a capire perchè quasti amanti del verbo si stiano affezionando al nonsense, chepoi no è proprio nonsense, ma è quella scrittura surrealistica, quasi metafisica. Si mi viene da dire metafisica, in relazione al sentimento artistico che mi suscita: penso a Dechirico e alle sue tinte uniformi e sature, alla prospettiva perfetta, e alle figure geometriche che non sbagliano un angolo. Sono così i nuovi scritti: piatti, lineari, e per questo lontani dalla tanto ricercata verosimiglianza. Ma ragazzi: dire "lui ha aperto la porta blu, sono entrata e la stanza era blu, i mobili, le sedie il letto. Tutto era blu", non è una descrizione, è un modo per dire: "ok devo inventarmi qualche particolare e lo butto lì, non ne ho voglia, ma lo faccio perché devo aver letto da qualche parte che funziona così la narrazione."
Le scritture imprecise, che danno quella sensazione di realtà approssimativa e appannata. Non è bella, non va bene, non può essere lo sfondo di un romanzo. Massimo, massimo lo sfondo di un racconto psicologico!
Eh basta! Vi prego... Mi sento male a leggere queste cose. Anche io sto passando un momento di scarsa produttività, ma invece che scrivere banalità dissacranti, mi limito a tacere e leggere più che posso, nella speranza, e nella fiducia di ritrovare la scintilla che fa brillare il mio spleen...
A presto
Marì
martedì 31 maggio 2011
Via Boston

Era un pomeriggio caldo, la primavera stava finendo e io camminavo tranquilla, con Sweet Disposition nelle orecchie a darmi il ritmo. Arrivai in via Boston e man mano che procedevo, un passo di fronte all'altro, vidi stagliarsi di fronte a me due ragazzi abbracciati. Ma non erano felici: lei piangeva, e lui in volto portava un senso di colpa che emozionò pure me, aspettatrice involontaria.
Lei diceva - Ma io sono innamorata di te! Come faccio ora?- terminò quella frase in un singhiozzo che la fece tremare nelle braccia del giovane. Lui non rispose niente, ma la strinse più forte.
In quel momento ero così vicina da poterli toccare, poi con forza passai attraverso a quest'immagine, la frantumai come se fossi passata dentro a uno specchio, e tanti frammenti di ricordo aleggiarono intorno alla strada deserta. Pensai che fosse meglio così, un ricordo così vivido
da sembrare vero, doveva essere violato, infranto e lasciare intorno a sè solo un sentore di ciò che è stato.
Lasciai la strada a testa alta, un po' più leggera. Sia io che lei, la strada.
Al prossimo ricordo.
La spietata Me :)
mercoledì 25 maggio 2011
Il libro che ti ha cambiato la vita

domenica 15 maggio 2011
Dr(e)amatic Girl (ma che senso ha?)
In sostanza, regalami i miei 15 min di felicità, durante questo secondo atto. Eddai!
M.
Le cose senza un nome non esistono

Le cose senza un nome non esistono... Quindi è così che i ragazzini violenti di solito hanno poca fantasia e ridotta proprietà linguaggio per esprimere quello che provano e pensano, quindi lo stress emotivo lo sfogano attraverso la violenza. Questa è l'interessane disamina che affronta Carofiglio nel suo ultimo saggio: La manomissione delle parole. Sì la penso come lui, è questo che mi turba: non avere una parola giusta per ogni sensazione che provo. Finisco per chiamare tutto ansia. Sono intrappolata nell'afasia di sensazioni che non so nominare e quindi non so vivere, perché quello che non ha un nome non sappiamo come viverlo.
Relax take it easy. No. Ho paura.
Paura che i ricordi, quelli inconsapevoli, mi facciano edificare troppi muri e far allontanare chi mi guarda dall'altra parte del muro con un sorriso bellissimo. Ho paura di soffocare la farfalla che ho sulla spalla, di scappare, di impazzire, di innamorarmi, di scrivere, di fallire. Un po' di tutto. Ma sempre con amore
Marì
lunedì 2 maggio 2011
Le fil rouge

Invasione, immersione completa, avventata, inaspettata e quasi indesiderata.
Tremano le mie labbra mentre vengo travolta.
Ma prima di questo un filo rosso è stato tagliato dentro di me. Non so come e non lo credevo possibile eppure ho tagliato il filo e ora sei sempre più lontano alla deriva, naufraghi tra gli altri ricordi. Ed è giusto che sia così.
Quando una relazione arriva al punto che l'equilibrio si è spezzato per sempre, la fine inevitabile è questa, e ti senti bene, niente rimpianti. Anzi noto una certa libertà nei movimenti, vibro nell'etere, e nel momento in cui le fil rouge si è spazzato ho completamente cambiato direzione e ora mi trovo spaesata, spaventata anzi terrorizzata direi di cadere di nuovo e rimanere sul fondo.
Aiuto!
Marì
giovedì 21 aprile 2011
Marina

lunedì 28 marzo 2011
Le parole perdute.

Saltando da una pagina all'altra di questi aspiranti scrittori in erba mi sono resa conto di questo: noi tutti abbiamo un limite nell'usare le parole, nel senso che il nostro vocabolario si limita a un numero di parole che utilizziamo in maniera quasi OSSESSIVA per tutto, in tutte le occasioni.
Ognuno ha i suoi termini preferiti, l'unica discriminante è la insopportabile banalità.
E la cosa più esecrabile, per me, è che rivedo le mie parole preferite in mano ad altri, e mi sento così mediocre da volermi buttare da qualche parte e aspettare finché la crisi di nervi sia passata!
Non so se avvertite una certa noncuranza del lessico, è fatto su misura per questo post.
E' come se tutti 'sti benedetti aspiranti senza arte né parte (ok se incomincio con i detti è grave) avessero letto chessò qualche poesia di Neruda, l'itera Opera Magna di Moccia, il corredo romantico di Fabio Volo, e ora che sanno due parole obsolete le sbandierano fieri.
E io mi ci metto in mezzo (a parte le originali letture, che lascio ai bimbiminkia, grazie).
Ecco che il mio nuovo progetto, che non ho mai citato qui, si rende sempre più indispensabile, è impensabile che parole come "ineluttabile"; "inesorabile" ;"ineasauribile" ;"incancellabile" siano le uniche quattro usate dai nuovi brillanti poeti. Okay suonano bene, ma adesso basta, state rendendo parole cariche di lirismo, delle parole di uso comune, talmente esauste di essere scritte che lasciano una piccola parte di sé in ogni frase. Sono così comuni da essere nel volgo alla stregua di casa, fatto, matto.
Basta e me lo dico da sola, sei stucchevole e banale Marì, finiscila con le poesie!
Okay dopo essermi strigliata per bene, posso dichiarare il mio progetto.
Vi allego l'articolo da cui è partita la mia idea:
http://www.corriere.it/cultura/09_ottobre_14/paolo_foschini_le_parole_da_salvare_0fd63afa-b883-11de-9ba8-00144f02aabc.shtml
Vi sono 2. 900 (poiché quell'articolo è datato) termini che stanno scomparendo, e il mio progetto è quello di scrivere un romanzo che le contenga tutte, con relative note, e in un contesto che sia consono al significato preciso di ognuna.
Mi metto al lavoro, e d'ora in avanti curerò con minuziosa attenzione l'utilizzo delle parole.
Ciao
XOX
Marì
domenica 27 marzo 2011
Le persone sono come i quadri degli impressionisti: se le guardi da troppo vicino, non capirai mai come sono fatte davvero.

Sono una di quelle persone che ha bisogno di stare ore, giorni e settimane a pensare; pensare e far germogliare idee finché non diventano così grandi da fagocitarmi e, per esorcizzarle, ho bisogno di scriverle da qualche parte. Ingigantisco tutto, e vivo, VIVO tutto quello che mi attraversa, non sono né equilibrata né misurata nei miei gesti. E va bene così.
E' bello, rassicurante farsi tutti questi ragionamenti, arrivare a conclusioni giuste (o quanto meno logiche) e poi il mostro che c'è dentro di me, mentre dormo sogghignando spacca tutti i barattoli, pasticcia le etichette e si prende gioco del mio raziocinio che per arrivare fin lì si era spremuto come mai prima.
Ma vaffanculo, mi viene da dire.
Come quando dico "No, ma è molto meglio che le cose siano andate così, adesso che sono arrivata a queste conclusioni" c'è il cervello così fiero di sé, ma qualcosa dentro come carta vetrata si truscia sulle pareti del mio stomaco e del mio cuore e mi dice "povera illusa". Niente non ci posso fare nulla, la mia mente non ne può nulla, nonostante tutto resto qui.
Resto qui con il mio cuore spezzato.
E basta.
Sorrisi sforzati.
Schegge che si conficcano come proiettili nel mio sterno quando vedo il suo sorriso a mezza luna solcare la linea orizzontale del mio sguardo.
Rossori imbarazzanti che mi fanno perdere il filo del mio dialogo interiore, quando la sua voce dice le parole più stupide (con tutto il rispetto, era per dire).
Così dolcemente sospesa da poterlo fissare mentre non mi degna di uno sguardo o di una parola, impegnato nelle operazioni della sua vita. Quella sospensione è così soave che potrei restare immobile per sempre, con il fiato mozzato, e una felicità lieve.
Questo patetico pensare a cosa sia meglio per lui, e non rendersi conto della sua indifferenza.
Mi sono persa di nuovo in pensieri enormi, che mi fanno sembrare piccola, e non mi permettono di guardare nello specchio per ritrovare, ancora una volta, me stessa.
Marie
lunedì 28 febbraio 2011
A nudo
Mancanza infinita di qualcosa. Non riesco a capire di che cosa, prendo delle immagini a caso nella mia mente e le accosto alla mia per capire se colmano questa mancanza, ma nessuna combacia completamente: il pittore, il ragazzo con gli occhi nocciola e oro, il padre di josephine, nessuno dei tre colma l'immagine, forse tutti insieme. Così suona male lo ammetto.
La fatidica domanda: ma perchè lo amavi?
E io che non so rispondere, mi trovo a dire perchè stavamo così bene. Ma poi cosa c'era in comune, niente. Mi accorgo che mi innamoro delle immagini che le persone trasmettono e trasferisco tutt'inotrno a loro, creando la parvenza di un'esistenza alla quale forse vorrei assomigliare. Ma la verità è che non so chi sono io, e quindi non posso capire con chi sto veramente bene. Ed è anche per questo che mi trovo bene con quasi tutti e potenzialmente potrei amare qualsiasi uomo di bell'aspetto.
Eppure mi sono innamorata di due persone ben precise. E a chiedermi il perchè, rimango senza parole, non lo capisco e questo non ha senso.
Non c'è niente di razionale in me, vago cieca seguendo solo quello che provo, e senza razionalizzare niente. Mi butto a capofitto senza analisi delle conseguenze, ma cosa sono?
Un animale? No una ragzzina. Tutto qui. Una ragazzina che si è trovata davanti ad un manichino e si è innamorata dell'effetto che fa il suo vestito, e forse per un attimo ho creduto che solo starci vicno mi avrebbe fatto sembrare bella come lui.
Che concetti complicati Marì.
Ecco forse ho capito cosa mi manca. Mi manca Maria, non l'ho mai conosciuta veramente, non lo mai amata così tanto, eppure sta simpatica ad alcuni. Non le ho mai prestato molta attenzione, l'ho buttata in prima linea a combattere battaglie che forse non avrebbe voluto vivere.
Una cosa sola so di lei, le piace scrivere e le viene anche bene (modestamente) il resto è un mistero. Mi illudo di sapere chi sono, ma forse sono solo chi mi conviene nel momento che mi conviene. Questo è un pensiero che ho già formulato, ed è spaventoso come la mia personalità possa cambiare rispetto alla persona che ho di fronte.
Il mio problema è che capisco le persone, le capisco all'istante e semplicemente dico quello che vorrebbero sentirsi dire, e rimangono affascianati da una persona che esiste solo per loro. Nemmeno chi dice di conoscermi del tutto in realtà riesce a cogliermi. Nemmeno la mia persona riesce a farlo. Il motivo è semplicemente che non so chi sono, non posso pretendere che qualcuno al di fuori di me possa capirlo.
Questa confessione così sfacciata e forte forse serve solo a me, a farmi perdere il sonno per qualche settimana e orgnaizzare qualche viaggio di ricerca spirituale. A voi spaventerà e forse mi guarderete con occhi diversi da ora, ma qualcuno sa che sono una persona molto sincera, e quindi una volta realizzata questa parte oscura del mio essere, l'ho esternata.
Ed è questo non conoscere me stessa che mi porta a rispecchiarmi negli altri, e diventano una dolce dipendenza, uno specchio in cui riconoscersi senza provare smarrimento. In loro mi ritrovo. Non ho mai riconosciuto me stessa. Non ho mai vissuto serena e realmente con la mia immagine negli occhi. C'era sempre qualcuno da dimenticare, qualcuno da amare, qualcuno di cui essere ossessionata. E io? Io dove sono stata tutto questo tempo?
Tra le fessure della mia esistenza, troppo spaventava per vivere con la mia faccia, e ne prendevo in prestito qualcuna al mal capitato che si trovava a darmi troppa corda. And it's funny, because it's true.
Sempre nascosta, sempre a gurdare con gli occhi del mio amato, a sentire quello che sentiva lui, prendere possesso della sua vita, dei suoi gusti, per sino dei suoi amici. E' terribile, ma credo sia vero. Per la prima volta mi ritrovo a prendere coscienza di non essere mai stata pienamente io. Un po' perchè non sapevo chi fossi, un po' inconsapevolmente. Ecco perchè non riesco ad accettare la fine delle storie. E' come se a ogni fine dovessi abbandonare il rifugio da me stessa. Ad ogni fine perdo il senso della mia vita, perchè è come se non ne avessi una. A parte la scrittura, io non ho niente, non sono niente.
Vivo nelle persone, attraverso le persone, a scapito della mia felicità.
Non so come salutarvi sta sera....
Marì
mercoledì 23 febbraio 2011
Il padre di Josephine

And tonight we can truly say: together we're invincible
Quando questa tastiera tace sono solo presagi positivi. E quando ricompaio nell'orizzonte di internet probabilmente qualcosa sta andando storto. Comunque miei cari lettori, riflettevo sul semplice fatto che sostanzialmente sono una stupida. Sì perché mi vesto di arroganza, sfido il mondo con la mia spezzante presenza, e al primo attaccamento emotivo mi addolcisco. Non ha senso. Non ha senso perché alla fine dei conti sono sempre e solo io, nessuno resta, anche quelli che dicono "ti amo" poi se ne vanno, e tu investi, piangi scrivi e ti attacchi come una sanguisuga a tutti i ricordi per cosa? Per stare male. E lo stare male è fine a se stesso. Non so.
Ma forse per me è ora di gioire e basta, gioire della vita che mi ha regalato esperienze nuove, un bel ragazzo da baciare, una lingua da parlare, e libri nuovi da leggere e scrivere. Adesso basta soffrire ogni volta che c'è da dire addio. Basta addii, solo arrivederci, solo begli auguri, solo sorrisi e libertà da gelosie inutili.
Ed è anche che crescendo capisco che ci sono troppe cose che mi sfuggono. Così tante che ho iniziato a catalogare cosa mi fa star bene, giusto per avere una quadra di dove andare a parare quando vengo sballottolata da affascinanti seduttori che poi puntualmente ti abbandonano nella spuma delle onde. Stando alle mie tabelle solo un aspetto non quadrava al padre di josepine per essere l'uomo perfetto : era la mancanza della presenza nell'assenza.
Sì perchè nella sua presenza nulla mancava, ma quando non c'era ecco che spariva proprio anche dal mio orizzonte. In pratica lasciava il tempo che trovava. E non lo amavo . Allora perchè sto così?
Mah
vabbè un saluto
Marì
martedì 25 gennaio 2011
Rovi

Quando mi sveglio dal dormiveglia e vedo nella realtà com'è la mia vita salto, gioisco, canto e parlo più da sola che con altri, e avverto l'appagamento riempire le mie guance.
Riprendo le forze, poi torno a saltare tra le braccia della mia vita...
Ancora un attimo di pazienza, ancora un sospiro, ancora un istante, ancora una speranza da soffocare, ancora una persona da trasformare. E poi sarò libera.
Promesso
xoxo
Marì
mercoledì 12 gennaio 2011
domenica 9 gennaio 2011
Sight

Mi sono fermata a riflettere scrutando uno sguardo di una donna che mi ha tolto le parole. Ho pensato che ci sono donne così, in grado di farti sbagliare strada semplicemente esistendo. E poi ci sono donne come me, che per farti sbagliare strada te la devono tagliare con una manovra ignorante tra gli incroci della città.
Ho pensato anche che se sarò mai in grado di spogliare un uomo con lo sguardo, vagare nella sua psiche e tagliuzzare la sua anima solo con un'occhiata, allora quello sguardo varrà più di mille sguardi di occhi di donne bellissime. Solo perchè a me succederà una o due volte nella vita, mentre a loro capitita pressochè ogni giorno.
Penso che l'intensità di quello che scatenerà quello sguardo, lo ricorderò per tutta la vita. E che loro non si accorgeranno più di provare quell'emozione poichè assuefatte di ammirazione altrui.
Nell'attesa non angosciante di sentirmi nuda, sebbene con tutti gli abiti addosso.
Vi saluto
Marì